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martedì 16 febbraio 2010

SANREMO: LE PAGELLE DEI BIG

Delude fin dalle prime battute la 60esima edizione del Festival della Canzone Italiana. Con Bonolis e Laurenti in apertura, sembra di tornare indietro di un anno: insomma, repetita scocciant e Sanremo 2010 non promette niente di buono.

Non si poteva proprio fare a meno dell'estenuante duo Bonolis Laurenti? Voglio dire, quel siparietto triste, trito e ritrito; quell'inutile scimmiottare Totò e Peppino... E' una partenza sbagliata: che noia!

Ma Paolo Bonolis "appartiene" a Lucio Presta, si sa, e come lui la rigogliosa Clerici. Quindi, no: non si poteva fare a meno.

Bella e dimagrita, la padrona di casa Antonella Clerici sembra un pò ingessata e sotto tono. Delle due una: è ancora sedata dalle pillole che ha ingerito per perdere peso; risente dell'impatto con il palco dell'Ariston. Diamole tempo e passiamo, finalmente, alla gara.

Irene Grandi apre le danze con La cometa di Halley... E altro che se si sente la mano dei Baustelle! La canzone, infatti, è stata scritta insieme a Francesco Bianconi, leader del gruppo. Già con Bruci la città, clamorosamente esclusa da Sanremo 2007, i due avevano collaborato in maniera più che proficua. La toscanaccia Irene, a 40 anni suonati, non rinuncia all'aria da bambina cattiva, ma ci può stare. Il brano è orecchiabile, ritmato e si fa cantare. Voto: 7.

Valerio Scanu , l'Amico più uterino che Maria De Filippi abbia mai sfornato, canta Per tutte le volte che: solito brano autorale, tristemente sanremese. Un'impronta miseramente melodica, che, oltretutto, non mette a frutto le potenzialità dell'interprete. Voto: 4.

Toto Cutugno, così piacione e brizzolato da rubare il cuore alle sciure della madre Russia, canta Aereoplani... E sembra di sentirlo cantare Le mamme, o anche Gli amori: i successi che lo inchiodavano negli anni d'oro al secondo posto della classifica festivaliera. Un dejavu di cui si può fare a meno. Voto: 4.

Arisa canta Ma l'amore no. Lo scorso anno la sua aria naive e decisamente sopra le righe colpì per originalità: adesso sembra una forzatura. Arisa ha capito che fare la sbirulina del Festival paga, ma esagera: si fa accompagnare dal trio en travesti delle sorelle Marinetti. Comunque, il brano è spiritoso, ha il merito di trattare l'amore e le sue pene con leggerezza. Voto: 5.

Nino D'Angelo e Maria Nazionale cantano il primo brano in dialetto di questa edizione, Jammo Jà : D'Angelo è espressivo, la Nazionale molto dotata, ma il brano non è originale. Le solite tammorre accompagnano un testo che racconta la meridionalità e l'arte di arrangiarsi (ideona!). Voto: 5.

Talent che vai, stellina che trovi: Marco Mengoni, pupillo frignone di Morgan a Xfactor, con un look che farebbe impallidire la pop star Rihanna canta Credimi Ancora . Per fortuna, la voce colpisce più della cresta: Marco è un interprete interessante e il suo brano grintoso. Voto: 6 e mezzo.

Simone Cristicchi canta Menomale, il pezzo che ha fatto infuriare l'Eliseo e la premiere dame Carlà. Sembra quasi l'Enrico Ruggeri dei Decibel, ma Cristicchi non è altrettanto musicale. Il brano, comunque, coinvolge e resta in mente. Voto: 6-.

Malika Ayane canta Ricomincio da qui: l'attesissima performance non dispiace, ma neanche colpisce. Malika ha una voce particolare, ma la sua canzone, più che sorprendere, annoia. Voto: 6.

Accolti dai fischi, arrivano sul palco Pupo, Emanuele Filiberto e il tenore Luca Canonici: il loro omaggio all'Italia, Italia, amore mio, è triste e scontato. Niente contro il simpatico Enzo Ghinazzi, per carità, ma questo principe chi è? Chi l'ha visto mai?! Di botto, arriva in Italia e, per prima cosa, chiede un maxirisarcimento: poi si da al ballo, alla politica e adesso al canto. Di possibilità ne ha avute, credo: va bene riciclarsi, ma perchè non inventa una scusa e torna a casa (magari oltralpe)? Voto: 3.

Antonella Clerici legge un passo della canzone di Morgan, il grande assente: fosse stato per lei, dichiara, avrebbe lasciato che l'artista si esibisse... Ma lo commisera troppo, avallando l'immagine del derelitto che la tv di Stato ha ipocritamente confezionato.

Diretto dalla sua compagna, Andrea Mirò, Enrico Ruggeri canta La notte delle fate: brano poetico e delicato, ricco di immagini suggestive. Voto: 7+.

I Sonohra cantano Baby, che fin dalle prime note si candida a colonna sonora del prossimo film di Moccia. Quando cantano l'ammOre, i fratelli sbarbatelli emozionano come i Bee Hive (quelli di Licia). Voto: 4 e mezzo.

Povia canta La verità: personaggio molto sgradevole (uno shampoo, please, e poi giù quelle mani da mimo ubriaco!), ha tuttavia il merito di presentare un pezzo intenso, dal testo immediato ed emozionante. Voto: 6+.

Irene Fornaciari e i Nomadi cantano Il mondo piange: un inno all'amore che ha qualcosa di spirituale. La Fornaciari sembra una figlia dei fiori in clamoroso ritardo. Voto: 6.

Noemi, rivelazione della penultima edizione di Xfactor, canta Per tutta la vita: un brano molto radiofonico, in cui è facile riconoscersi. L'interpretazione di Noemi conquista perchè graffiante. Voto: 6 e mezzo.

Fabrizio Moro canta Non è una canzone: pezzo reggae molto incazzato sul disagio dei trentenni che non trovano il proprio posto nel mondo. Voto: 6 e mezzo.

Questa prima, deludente puntata della 60esimo Sanremo ha un merito: da spazio agli artisti in gara, che si susseguono velocemente, senza troppe interruzioni. Velocemente rispetto allo standard festivaliero, si intende.

Perchè è questo Sanremo: una gara tra cantanti che ha bisogno di ritrovarsi, evitando inutili divagazioni. Ospitate e partecipazioni straordinarie non si giustificano più: tre serate basterebbero, senza inutili lungaggini. Una festa della musica... E che musica sia!

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