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giovedì 28 gennaio 2010

IO CANTO: USIGNOLI AL PRIMO VOLO

D'accordo: è un programma praticamente già visto, ma bisogna riconoscere che i bambini di Io Canto sono bravi! Metti un brano nazional popolare come Perdere l'amore e l'ugola d'oro di un ragazzino paffuto: come non emozionarsi?

Non è lo Zecchino d'oro: questi piccoletti talentuosi fanno sul serio e cantano da grandi. Interpretano i loro idoli: Celine Dion, Andrea Bocelli, Mina...

Non c'è che dire: Io Canto è una delle grandi scommesse Mediaset di questa stagione. Gli altri programmi del Biscione (da Verissimo, a Pomeriggio5, ad Amici) non fanno che parlarne.

La gara canora under 16 è affidata al conduttore di punta, Gerry Scotti, e al regista Roberto Cenci, che il Biscione ha strappato a mamma Rai a suon di quattrini.

Il programma è la fotocopia di Ti lascio una canzone, il fortunato show condotto lo scorso anno su Raiuno da Antonella Clerici. Non a caso, anche Ti lascio era diretto da Cenci.

Di sicuro, la Clerici è più adatta a un format che vede protagonisti i bambini: è materna e spiritosa, come una Mary Poppins del tubo catodico. Scotti, invece, di solito molto facile alla commozione, sembra un pò ingessato: essere l'erede di Mike Bongiorno pesa!

Io Canto racchiude elementi che rimandano a talent di grande successo: il pubblico, per esempio, è diviso in tifoserie contrapposte, con tanto di striscioni colorati, come a Xfactor. Il marchio Mediaset, invece, è impresso sui primi piani dei genitori in lacrime, o sui bambini che dopo ogni esibizione si scambiano baci e abbracci: sono addirittura più credibili e meglio addestrati degli Amici di Maria.

Certo, le poesie da Baci Perugina che introducono ogni brano, con tanto di video, fanno molto filmino del matrimonio. Da evitare!

In studio c'è anche una giuria: Katia Ricciarelli - che ogni tanto duetta con i giovani concorrenti -, Iva Zanicchi, Afèf e, dulcis in fundo, Claudio Cecchetto, che lo scorso anno ricopriva lo stesso ruolo a Ti Lascio una canzone (come se le somiglianze non bastassero).

I format stranieri cui si ispira Io Canto sfornano ogni anno fenomeni da milioni e milioni di dischi: la 17enne Charice Pempengco, vincitrice nel 2005 del programma Little Big Star, è oggi una celebrità negli Stati Uniti e non solo. Speriamo, per la discografia italiana, che il programma condotto da Gerry Scotti persegua lo stesso obiettivo.
http://www.youtube.com/watch?v=jfpy-5ze_k4

martedì 26 gennaio 2010

LA MOLESTATRICE ELENA DI CIOCCIO

E va bene, devo ammetterlo: il gesto della iena Elena Di Cioccio è stato scorretto. Per dimostrare che nelle pubblicità di intimo il pacco di David Beckham è stato ritoccato, l'inviata del programma più irriverente della tv ha deciso di toccare con mano, nel vero senso della parola. Ha atteso a un party milanese il biondo spice boy e gli ha toccato le parti basse. Così, per dovere di cronaca.

E allora? Le Iene ci hanno abituati al politicamente scorretto: dimostrazioni forti, spesso contrarie al buon senso, gesti di grande impatto mediatico. E' un pò la mission del programma.

Più nello specifico, quello della Di Cioccio voleva essere un servizio giocoso e leggero. Di certo non il primo della serie: il suo collega Enrico Lucci ha spesso rubato baci e accarezzato forme "sospette".

Ma stavolta la parte lesa si è proprio risentita e ha querelato Elena Di Cioccio per molestie sessuali.

Preferisco sorvolare sulle ragioni di tanto sdegno e osservare i fatti dal punto di vista dello spettatore. Non mi sono sentito offeso dal gesto della Di Cioccio: casomai, mi sono fatto una risata e ho inneggiato alla rivincita di quelli che, osservando le foto pubblicitarie di Beckham, si sono sentiti sminuiti.

Il problema, semmai, per il pubblico a casa, è un altro. Le Iene hanno sempre fatto ricorso a gesti del genere, che rispecchiano la loro natura maleducata e sconveniente. Già, ma prima, oltre a fare mascalzonate, le iene denunciavano, attaccavano, svelavano. Oggi? Un pò meno.

Il dubbio è che gli autori del programma, con trovate come quella del "pacco", vogliano solo dimostrare di aver conservato lo spirito originario. Quasi a voler rispondere a chi li accusa di essersi ingessati e imborghesiti.

In ogni caso, solidarietà alla simpatica Di Cioccio e lunga vita alle Iene. Quelle socialmente utili, oltre che dispettose.

http://www.youtube.com/watch?v=7YxmV9Gmxcw

domenica 24 gennaio 2010

L'IMPEGNO DEI SERIAL AMERICANI

Perchè i telefilm americani sono così avanti? Cosa li rende prodotti di qualità in grado di competere con il cinema?

Le risposte sono svariate: sceneggiature originali, non scopiazzate o ricicciate; attori degni di questo nome, non avanzi di reality o calendari; una regia che non lascia niente al caso, dalla colonna sonora alle scenografie.

Ma c'è una cosa che distingue la serialità americana da tutte le altre e che in Italia, purtroppo, non è ancora concepita: l'impegno. Mi spiego.

In due dei telefilm che amo di più, Grey's Anatomy e Brothers and sisters viene affrontato il tema della guerra in Iraq. Gli episodi a cui mi riferisco sono stati scritti e girati durante l'amministrazione Bush, mentre l'America vedeva tornare i propri figli dal golfo in bare di zinco, mute e terrificanti.

La paura di rivivere l'incubo del Viet Nam era diffusa - lo è ancora oggi, anche se il teatro di guerra si è spostato in Afghanistan - e gli sceneggiatori di questi due serial hanno deciso di darle voce.

In Brothers and sisters, Justin, il più piccolo dei cinque fratelli Walker, decide di arruolarsi e laggiù in Iraq vede morire tutti i suoi compagni. Tornato a casa, precipita in un tunnel di solitudine e droga: si sente in colpa, si vuole male e respinge tutti quelli che lo amano.

In Grey's Anatomy, il dottor Owen Hunt, chirurgo d'urgenza in servizio sul fronte iracheno, decide di tornare negli Stati Uniti, ma poi se ne pente: non si perdona l'aver lasciato il campo di battaglia, è solo e si sente un traditore. Chiede aiuto a un analista, ma inutilmente: non riesce a dire a sua madre di essere rientrato e, in un raptus improvviso, tenta di strangolare la donna che ama.

La tv - come il cinema, la letteratura e il teatro sociale -, non solo interpreta il comune sentire, ma si pone l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica su tematiche di un'attualità bruciante.

Anche in Italia esistono tentativi del genere: ieri sera, per esempio, è andata in onda su Raiuno la fiction Gli ultimi del paradiso, sulle morti bianche. Un prodotto apprezzabile e di alto senso civico, ma che non fa sognare. Inevitabile rimpiangere le musiche - le più giuste, al momento giusto - e la fotografia dei serial americani; l'intensità senza eguali degli attori d'oltreoceano.

venerdì 22 gennaio 2010

UOMINI E DONNE, VERSIONE OVER!

Carlalberto partecipa alla trasmissione Uomini e Donne per trovare l'anima gemella, ma non è il solito tronista di Maria De Filippi. Scrive poesie d'amore e non si vergogna a leggerle in pubblico; ha un linguaggio forbito e regala fiori alle donne che gli interessano.

Soprattutto, Carlalberto ha 70 anni.

La novità di questa edizione di Uomini e Donne sono loro, i maturi, che, a dispetto dell'età, hanno ancora voglia di conoscersi e sognare. Perchè i veri spiriti romantici non temono rughe e capelli bianchi.

Non più muscoli, extension e tatoo, dunque. O almeno non solo. I nuovi protagonisti del pomeriggio di Canale5 sono gentili e hanno molto rispetto degli altri. Gli uomini sono naturalmente galanti e non si sentono goffi per questo; le donne sono sognatrici molto tenere.

Non si litiga, nè si grida: niente risse da pollaio. Ognuno ha una storia, una vita da raccontare e di cui rendere partecipi gli altri. Serenamente.

Sembra quasi che Uomini e Donne, nella versione stagionata, abbia finalmente un senso. E' bello che la tv dia la possibilità ai non più giovani di combattere la solitudine ritrovandosi. Il messaggio può essere positivo: rimettersi in gioco si può, a tutte le età.

Certo, non mancano le sciure travestite da teenager, con effetto tardona fulminata. Ma, in generale, il programma dimostra che è bello, oltre che possibile, invecchiare con dignità e senza prendersi troppo sul serio.

giovedì 21 gennaio 2010

IL PIU' GRANDE... DEGLI OLTRAGGI

Cosa c'entra lo statista Aldo Moro con il campione del ciclismo Fausto Coppi? E la cantante Laura Pausini con il giudice/eroe Giovanni Falcone? E' uno scherzo di pessimo gusto il programma Il più grande italiano di tutti i tempi, in onda nella prima serata di ieri su Raidue: una specie di frullatore matto che svilisce e confonde le eccellenze nostrane.

Com'è possibile scegliere il migliore tra Mina, Alessandro Volta e il Papa Giovanni XIII? Ha senso una gara del genere? D'accordo, il format all'estero ha avuto grande successo: la Gran Bretagna ha scelto Churchill, gli Usa Ronald Reagan e la Francia il generale De Gaulle.

Ma un oltraggio, seppure condiviso a livello internazionale, è pur sempre un oltraggio!

Le personalità, tali per altissimi meriti artistici, scientifici o sportivi, sono motivo di orgoglio per la Nazione e non possono essere trattate come le faccine da televoto del Grande Fratello!

"Sarete voi a decidere da casa chi eliminare tra Totò, Alessandro Manzoni e Valentino Rossi"! Ma stiamo scherzando?!

Devo ammettere, però, che Raidue ha scelto il presentatore giusto per un programma tanto demenziale: Francesco Facchinetti. Sentirlo discettare sul senso dell'italianità, inanellando massime come "Siamo gocce d'acqua su un parabrezza", è imbarazzante.

Molto adatta anche la partner di Facchinetti, Martina Stella, che per la sua prima volta in tv sembra non risparmiarsi: svestita come la Marcuzzi, ci regala stacchetti degni di una velina... E canta Battisti, insieme a Facchinetti, Adriano Pappalardo e Alex Britti. Al peggio non c'è fine!

La giuria in studio si compone de la creme de la creme degli opinionisti: Pietrangelo Buttafuoco, Mara Venier, Giulia Innocenzi - la valletta di Santoro ad Annozero -, Tinto Brass, e Vittorio Sgarbi. C'è il rischio che Brass chieda alla Innocenzi di fare un film, ma tant'è - sempre meglio lei che Sgarbi! -.

Dello spettacolo indegno di ieri ci resta una domanda inquietante: perchè mai Fiorello avrà accettato di partecipare a Il più grande, rispondendo all'invito pubblicato a tutta pagina dai quotidiani? Fiore, vabè che sei talmente bravo ti si perdona tutto, ma questa... !

venerdì 15 gennaio 2010

MEDIASET: STATO DI CRISI NON DICHIARATO

A Mediaset tira proprio una brutta aria! Lo sciopero di domenica scorsa, il primo che l'azienda abbia affrontato in 30 anni, è stato solo l'inizio delle agitazioni. Se ad aprire le danze sono stati gli addetti al trucco, parrucco e sartoria, che dal 1 febbraio saranno esternalizzati perdendo tutti i benefit guadagnati in 20 anni di lavoro, presto a incrociare le braccia saranno i giornalisti.

Quelli del Tg4, per la precisione, che hanno proclamato una giornata di sciopero per mercoledì prossimo, il 20 gennaio. La redazione protesta contro la cancellazione dell’edizione delle 13.30 a causa dei bassi ascolti. “Sarà ampliata l’edizione delle 11.30, ma – spiega l’assemblea in una nota – privando i telespettatori di un appuntamento tradizionale all’ora di pranzo che esiste fin dalla nascita del tg”.

Ma i tagli per il Tg4 non finiscono qui. Anche il programma di approfondimento Password verrà cancellato per risparmiare e far quadrare i conti. Intanto, procede la trattativa sindacale per i 30-35 giornalisti che verranno spostati a un’agenzia di stampa: la cosiddetta All News, che andrà sotto la direzione di Mario Giordano, attualmente a capo di Studio Aperto.

Sarebbe interessante conoscere l'opinione del direttore Emilio Fede a riguardo. Il fido Fede aveva rassicurato i truccatori e i parrucchieri in sciopero: "Nessuno verrà licenziato", aveva dichiarato. Siamo proprio sicuri, direttore? La sensazione, per la verità, è che quello in cui versa attualmente l'azienda Mediaset sia uno stato di crisi non dichiarato.

Mi sento di spendere, infine, una parola per Password: approfondimento di qualità, ha offerto reportage accurati su argomenti di interesse collettivo (i viaggi in Aspromonte, rifugio di latitanti della Ndrangheta e prigione delle vittime dell'anonima sequestri; i racconti dei soldati italiani a Herat). Un vero peccato.

martedì 12 gennaio 2010

LO SCIOPERO MEDIASET E IL NUOVO LOOK DI BARBARA D'URSO

Fin dove arriva il cattivo gusto? Nei giorni in cui l'azienda Mediaset è travolta dal primo sciopero della sua storia, qualcuno assume un atteggiamento a dir poco offensivo nei confronti di lavoratori che si battono per difendere i propri diritti.

Non si tratta di una persona qualunque, sia chiaro, ma di una conduttrice di punta.

La signora Barbara D'Urso ha pensato bene di iniziare il 2010 con un nuovo taglio di capelli: domenica scorsa ha aperto la sua fortunata Domenica 5 tessendo le lodi del suo parrucchiere personale e mostrando, orgogliosa, i suoi capelli sbarazzini. Fin qui, niente di male, anzi. Cosa c'è di più eccitante per una donna di un look tutto nuovo?

Peccato che in quel momento, mentre la D'Urso si gongolava, 56 dipendenti Mediaset addette al trucco e parrucco si organizzavano per scioperare contro l'esternalizzazione del proprio settore.

Perchè è di questo che si tratta: il Biscione scaricherà alla società esterna Pragma oltre cinquanta dipendenti - alcuni dei quali assunti vent'anni fa - che perderanno, così, premi produzione e ogni altra garanzia.

Ma, per fortuna, la signora D'Urso continuerà a beneficiare del genio creativo del suo coiffeur personale. Costerà centinaia di euro a puntata (ripeto, a puntata!), ma chissene?! Mediaset se lo può permettere, visto che ha deciso di tagliare i costi di oltre 50 dipendenti.

Rita Dalla Chiesa, conduttrice del programma quotidiano Forum, ha deciso di non andare in onda nei giorni dello sciopero. I giornalisti delle testate Mediaset hanno ritirato le firme dai servizi in segno di solidarietà.

Anche Barbara D'Urso avrebbe potuto mandare una replica della sua trasmissione, mostrando vicinanza a 50 madri di famiglia come lei, ma ha preferito non mancare all'appuntamento con il pubblico. E' una gran lavoratrice e un'aziendalista; questo le fa onore.

Sarebbe stato significativo, però, da parte sua spendere qualche parola sullo sciopero e su chi, come lei, da anni si spende per il bene di Mediaset.

Rimandare il nuovo taglio di capelli a un altro momento sarebbe stato civile e di buon gusto. Non è solo una questione di delicatezza, signora D'Urso, ma di umanità. La sua spavalderia in questa circostanza sembra quasi un affronto.

http://www.youtube.com/watch?v=67vXEUK6KAI

giovedì 7 gennaio 2010

IL FLOP DELLA LOTTERIA ITALIA: COLPA DEI PACCHI?

http://www.corriere.it/spettacoli/10_gennaio_06/grasso-lotteria-rischio-estinzione_b9e3c78c-faa1-11de-80cb-00144f02aabe.shtml

Bello ed emozionante, l'articolo di Aldo Grasso rievoca i grandi varietà di quella tv che faceva dell'intera nazione una sola famiglia.

Tra le varie, tenere immagini di vita domestica, Grasso si interroga sul fallimento della Lotteria Italia: sarà colpa di Affari tuoi, il programma cui il concorso è abinato, o dei troppi giochi a premio in circolazione?

Difficile a dirsi. Per quanto mi riguarda, i pacchi di Raiuno fanno ancora molta presa sul pubblico. Merito anche della brillante conduzione di Max Giusti. Il meccanismo del "se fossi al suo posto, accetterei l'offerta del dottore e mi farei un viaggio!" tiene ancora inchiodati alla tv milioni di spettatori, perchè fa sognare.

Certo è che le lettere strazianti che i concorrenti leggono in studio (effetto C'è Posta per Te) sono stucchevoli e non si giustificano nel contesto di quello che deve essere un gioco leggero e divertente.

Comunque, non darei a Max Giusti e al suo show la colpa del flop della Lotteria. La concorrenza dei troppi gratta e vinci è spietata.
Leggete l'articolo di Grasso e fatevi un'idea: ne vale la pena.