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giovedì 26 febbraio 2009

DOV'E' FINITA L'INFORMAZIONE IN TV?

"Non voglio fare il licenziato di professione, o la vergine pellegrina di trasmissione in trasmissione": questa la premessa di Enrico Mentana, che tuttavia non rinuncia ad "Annozero" e si lascia amabilmente sfruculiare dall'istrionico Santoro. Sostanzialmente, il mitraglia ribadisce le spiegazioni che ha già dato a Gad Lerner sul divorzio da Mediaset: "Qualcosa è cambiato: il bisogno di informazione ha perso centralità e gli approfondimenti vengono relegati dopo la mezzanotte. Non sta a me dire se va perdendosi anche l'equidistanza". La denuncia di Mentana, unitamente ad alcune mie vicende personali, mi sprona a riflettere sullo stato dell'informazione, non solo in Mediaset, ma in tutta la tv generalista. La mia analisi non può che accompagnarsi all'unico sport sano e stimolante che conosca: lo zapping. E' giovedì sera e chi è assetato di giornalismo televisivo non può prescindere da Annozero. Nonostante l'aria da buffone e l'atteggiamento banalizzante, Santoro continua a condurre un interessante approfondimento: il servizio sul marchio di abbigliamento "La Perla", rilevato da un'azienda di San Francisco, illumina in modo originale una realtà che i più neanche immaginano (sfilano in passerella le sarte licenziate in tronco, dopo aver lavorato per vent'anni al servizio del made in Italy). Mi ha colpito anche il viaggio in Polonia di uno degli inviati della trasmissione accompagnato da un operaio della Fiat di Pomigliano D'Arco in cassa integrazione: i dipendenti dello stabilimento polacco Fiat guadagnano meno della metà dei colleghi italiani, ma non scioperano perchè sono terrorizzati; hanno paura di perdere il posto. "Fiat non è made in Italy", conclude Ciro, l'operaio di Pomigliano D'Arco appena licenziato.

La sera dopo torno a caccia di informazione e stavolta mi fermo su Italia1. "La guerra dei diamanti insanguinati" di Luigi Pelazza è un piccolo reportage sugli effetti della guerra civile in Sierra Leone. Pelazza, con grande umanità (si vede che gli piace la gente e che non è lì solo per scavare nel marcio a caccia di scoop), incontra le persone mutilate dai ribelli del Ruf e visita le missioni e le Ong italiane che le assistono. Il servizio descrive anche la realtà delle miniere di diamanti: quelle dei ricchi, per lo più stranieri, che durante il conflitto hanno collaborato con il Ruf; quelle dei poveri, ovvero gli indigeni che scavano nel fango con attrezzi rudimentali per sopravvivere. Non può mancare l'intervista a due ex guerriglieri dei Ruf, catturati dai ribelli in tenera età e iniziati alle armi. Mi domando: siamo, o non siamo a Mediaset e questa è, o non è informazione?

Per ora, la mia ricerca procede bene: ho scovato due esempi di giornalismo, uno per sera; certo, ho dovuto farmi largo tra salotti buoni e meno buoni, ma non è stato difficile. Al di là di Report e Presa diretta, irrinunciabili programmi di inchiesta e denuncia, l'informazione in Tv non manca, ma spesso si palesa in chiave più originale. Basta cercare.

mercoledì 25 febbraio 2009

ALESSIO VINCI: DALLA CNN A MATRIX.

Spenti i riflettori su Sanremo, Mediaset rimette in sesto la controprogrammazione e fa ripartire Matrix con il volto nuovo di Alessio Vinci. La sospensione di due settimane del programma portato al successo da Enrico Mentana ha eliminato l'unica minaccia possibile al boom di ascolti del Festival di Bonolis. Ma ormai è acqua passata: un fatto è che Bonolis ha sbancato (tanto di cappello), l'altro è che in Mediaset hanno perseguito il duplice scopo di estromettere il poco allineato Mentana e di sostituirlo con un uomo lontano dalla logica di palazzo. Per il Biscione, perennemente tacciato di faziosità, era importante affidare la conduzione del programma di informazione più seguito a un volto nuovo e super-partes: chi meglio di Alessio Vinci, direttamente dalla Cnn Roma? Pur essendo italiano, Vinci, come lui stesso racconta nel video di presentazione realizzato per TgCom, ha sempre osservato l'Italia da straniero: ha rincorso le notizie per le strade, mentre adesso si ritrova in uno studio a sezionare il Bel Paese dall'interno. Subito il battesimo del fuoco per Alessio Vinci, che nella prima puntata del "suo" Matrix affronta il tema spinoso della sicurezza e della violenza sulle donne. Il nuovo conduttore sa gestire con eleganza i politici ospiti in studio, che dopo aver studiato a memoria i discorsi dei ghostwriter si abbattono come un fiume in piena sull'avversario. Diplomaticamente Vinci smorza la polemica sul nascere, facendo osservare che violenza sulle donne e stalking sono problemi ben al di là di partiti e schieramenti. Il nuovo corso di Matrix da risalto alla redazione: il conduttore invita i colleghi giornalisti a presentare in trasmissione i servizi che hanno curato. No alla personalizzazione del programma, dunque: lo sguardo sui temi in discussione è più ampio e corale. Certo, al debutto Alessio Vinci è emozionato: dondola nervosamente e ogni tanto scivola sulle parole. Ma è sobrio, diretto e efficace: la scuola americana si vede. Che sia di buon esempio per il giornalismo televisivo italiano. A proposito: la puntata di Porta a Porta celebrativa del successo festivaliero era proprio necessaria? Non bastava Domenica In?

lunedì 23 febbraio 2009

MENTANA E IL CAVALIERE: DIVORZIO ALL'ITALIANA.

"Se mi inviti la prossima settimana torno volentieri". Così Enrico Mentana conclude la sua epifania a "L'infedele" e risponde scherzosamente alle provocazioni di Gad Lerner ("Non se lo è ancora preso nessuno: spero che lo prendiamo noi!"). L'ex direttore del Tg5 concede a La7 - con cui era già stato in trattativa anni fa per la direzione delle news - la prima intervista dopo il divorzio da Mediaset, ma non è in studio: si limita ad apparire in collegamento e solo nella prima parte della trasmissione. L'astuto Lerner invita Enrico Mentana in quanto "esperto di dimissioni" nella puntata dedicata a Walter Veltroni e al Pd, ma la preda non cade nella trappola dell'antiberlusconismo feroce. Mentana da prova di equilibrio e onestà intellettuale: racconta di aver fatto arrabbiare il Cavaliere dando troppo spazio a personaggi sgraditi come Di Pietro (un vero e proprio one man show quello dell'ex pm a Matrix), ma subito dopo sentenzia che la sinistra si è fatta male da sola, indipendentemente dal Pdl. Non si scompone mai il vecchio Mitraglia - così lo ricordano i colleghi giornalisti -, neanche quando qualcuno tra gli ospiti gli ricorda che nel 1992 al Tg5 dimenticò di citare il partito dell'inquisito Mario Chiesa: Mentana fa il superiore ed è come sordo alle provocazioni.

Lungi dal voler fare la vittima, l'orfano di Matrix schiva elegantemente gli attacchi di Gad Lerner: "Esperto di Berlusconi io? Ma se l'avrò visto in tutto dieci volte fuori agli studi di Matrix e del Tg5?!". Poche storie anche sulla commissione di vigilanza Rai: "Esiste per garantire il pubblico, visto che Mediaset è di Berlusconi".

Che un pregiato professionista come Mentana sia ancora sulla piazza a due settimane dall'addio al Biscione è strano: vorrà prendersi tempo per valutare meglio le offerte ricevute? In ogni caso, non posso che associarmi all'auspicio di Gad Lerner: il contributo di Enrico Mentana aggiungerebbe un'altra gemma al piccolo scrigno di La7.

domenica 22 febbraio 2009

L'AMICO DI MARIA CONQUISTA IL FESTIVAL!

Banalmente, si può supporre che le quattordicenni oggi vadano a letto dopo l'una e che quindi votino fino alla fine il proprio beniamino con una caterva di sms. In realtà, la vittoria di Marco Carta del Festival di Sanremo59 è il segno dei tempi: le star della canzone italiana arrivano ormai dai Talent Show come Amici o X-Factor. Non a caso, l'estate scorsa i fenomeni Marco Carta e Giusy Ferreri (trionfatrice morale di X-Factor) hanno monopolizzato il mercato discografico. Il giovane interprete sardo che ieri sera ha sbaragliato gli altri artisti in gara ha una voce roca molto particolare ed è sicuramente più simpatico quando canta che quando parla. "La forza mia" è un brano senza alcuna pretesa, se non quella di scalare le vette delle charts radiofoniche: si presta meglio, insomma, a diventare una suoneria del cellulare. Anche la vittoria di Sal Da Vinci sarebbe stata un finale col botto e oggi tutti avremmo scritto di un doppio riscatto: della tradizione musicale della città più maltrattata d'Italia, ma anche di uno degli artisti esclusi dalla gara e poi ripescati dal televoto. In quanto a Povia, si è detto fin troppo: la sua canzone non ha vinto perchè non è piaciuta abbastanza. Punto.
Sanremo59, campione di ascolti e incassi pubblicitari, chiude i battenti. Non dovremo più sorbirci le citazioni erudite di Bonolis e il suo umorismo forzato. Per un pò ci disintossicheremo anche dalle sue adulazioni indirizzate ai superospiti internazionali (dare dello gnocco e dello strafigo a Vincent Cassèl mi sembra troppo!). Più spontanea dell'affettato conduttore, Maria De Filippi nell'ultimo appuntamento del Festival si è data con molta autoironia il ruolo della valletta sprovveduta. La De Filippi è un'anchorwoman intelligente e dà lezioni di stile anche dal Palco dell'Ariston: peccato che il suo look sia sempre raggelante (un pò Trinity, un pò sadomaso, il nude-look over'50 sembra essere la cifra di questo Festival; per fortuna abbiamo finito).

Personalmente, sono felice del successo di Sanremo e ne riconosco il merito a Paolo Bonolis, discutibile conduttore, ma grande direttore artistico. In fondo, si devono a lui lo svecchiamento e la velocizzazione della gara: eliminazioni e ripescaggi nel corso delle serate ricordano un pò troppo il meccanismo dei talent show (non sarà che Bonolis ha chiesto suggerimenti all'amica Maria De Filippi?), ma hanno il pregio di creare suspense e suscitare curiosità. Inoltre, quest'anno è nato SanremoWeb, un contest che grazie alla sua multimedialità coinvolge principalmente i giovani.
Il Festival è riuscito: non solo per gli ascolti - quelli, semmai, interessano ai pubblicitari e ai direttori di rete -, ma perchè ci ha regalato ancora una volta curiosità, emozioni forti e tanta voglia di cantare.

venerdì 20 febbraio 2009

TRIONFA "LA SINCERITA'" DI ARISA.

Cosa dirà adesso l'Osservatore Romano? Con l'ottuagenario fondatore di Play Boy Hugh Hefner, le sue tre fidanzate ventenni e uno stuolo di procaci conigliette, la spirale peccaminosa in cui è precipitato il Festival di Bonolis è senza ritorno! Come se non bastasse il nude look della divina Patty Pravo (alla sua età, signora!), ecco fare irruzione sul palco dell'Ariston una sconosciuta in topless: vestita di soli colori, l'esibizionista tutta curve è un fuori programma. Meno male che Hugh Hefner sembra apprezzare la body-painting!

Complici i colpi di scena e i super ospiti (musicali e non), reggono gli ascolti della kermesse sanremese: 12milioni e mezzo gli italiani incollati alla tv, con un picco nella prima parte della serata di 15milioni. Sarà contento Del Noce!

Il quarto appuntamento della gara prevede partecipazioni illustri alle esibizioni dei big e l'incoronazione del vincitore tra le nuove proposte. Si comincia con il trio Pupo, Paolo Belli e Youssun Dour, impreziosito dall'eterno fidanzato d'Italia Gianni Morandi.

A seguire, nonostante i problemi tecnici, la canzone di Fausto Leali migliorata dalla chitarra acustica di Fabrizio Moro.

Gigi D'Alessio non aggiunge niente alla canzone che ha regalato a Sal Da Vinci: in fondo, è come se avessimo sentito cantare D'Alessio fin dalla prima sera.

Anche Syria con la sua freschezza valorizza la canzone di Dolcenera: "Il mio amore unico" è tutt'altro che originale, ma ha il pregio assai raro a Sanremo di essere radiofonica e proiettata verso il mercato discografico. Stesso discorso per il motivetto di Marco Carta: già sentito, più e più volte, ma facile e orecchiabile.

Ancora più coinvolgente la "Biancaneve" di Alexia e Mario Lavezzi, accompagnati stasera da un divertito Teo Teocoli: oltre ad essere brava, la minuta cantante dal caschetto platino è la meglio vestita del Festival 2009 (sposare il nipote di Armani vorrà pur dire qualcosa!).

Chi fermerà Povia?! Il guru di Sanremo continua a lanciare slogan che suonano come anatemi. Polemiche ridondanti e strumentali hanno fatto di una canzone banale un caso di stato. Anche basta!

In generale, gli ospiti di questo quarto appuntamento non danno un contributo notevole alle canzoni in gara: niente emozioni forti, anche se, sera dopo sera, ci si affeziona ad alcuni dei brani (o meglio, ci abituiamo ad ascoltarli).

Divertente l'italiano Ivan Olita, bellezza maschile della serata: avvantaggiato dalla lingua, è meno impostato degli altri modelli assoldati da Bonolis, più simpatico e interattivo.

Vincitrice tra le nuove proposte è l'originale Arisa, direttamente da SanremoLab: pur essendo tra i poichi (due!) non raccomandati, l'occhialuta rivelazione del Festival 2009 distanzia la scontata Karima e ci regala un motivetto che non possiamo fare a meno di fischiettare. Arisa dedica il suo disco a Sandra e Raimondo Vianello, simbolo della comicità vecchia maniera che attraverso la tv le ha trasmesso il senso dell'ironia. La canzone "Sincerità", scritta dal suo fidanzato, è il trionfo della sua storia d'amore. E brava Arisa!

giovedì 19 febbraio 2009

NUOVE PROPOSTE E PADRINI-PADRONI.

Grandi, grandissime emozioni al terzo appuntamento col Festival di Sanremo: le pietre miliari della musica italiana ci regalano memorabili esibizioni dal vivo. Ma non saranno troppo invasivi questi Cocciante, Dalla e Daniele? Riproponendo i successi che ciascuno di noi ha nel cuore, non oscurano, forse, le nuove proposte? In fondo, questa dovrebbe essere la serata dei giovani! Altro che padrini: i big - sebbene molto apprezzati - diventano piuttosto padri-padroni!

Come di consueto, la serata si apre celebrando la grande musica: dopo Mina e Mozart, è la volta del film "La leggenda del pianista sull'oceano" e del magico pianoforte di Giovanni Allevi. Ma gli omaggi non finiscono qui: prima di dare inizio alla gara, con il solito fare da televenditore, Bonolis ricorda Oreste Lionello, un artista che come pochi altri si è generosamente dato al pubblico per tutta la vita. Nella seconda parte della serata, invece, sarà l'eleganza di Ornella Vanoni a celebrare l'immancabile Luigi Tenco e il grande Mino Reitano, che non ha mai smesso di amare il palco dell'Ariston (ci chiedevamo tutti come mai il Festival non avesse ancora "salutato" il Mino nazionale; non farlo sarebbe stato imperdonabile).

Il primo giovane a esibirsi è Filippo Perbellini, accompagnato da Riccardo Cocciante. Suggestiva l'esecuzione a due pianoforti del brano "Cuore senza cuore", ma il momento più alto della serata si consuma subito dopo, con Cocciante che ci regala la sua struggente "Quando finisce un amore".


Seguono altri duetti azzeccati: Silvia Aprile e Pino Daniele con "Un desiderio arriverà", Lucio Dalla e la sua eterna corista Iskra (purtroppo Dalla non sembra avere molta voglia di cantare; preferisce giocare con Luca Laurenti e l'inascoltabile Del Noce, che peccato!).


Coinvolgente l'accoppiata padre-figlia di Zucchero e Irene: i Fornaciari non badano a spese e la figlia d'arte si presenta con una squadra di padrini e un medley dei loro grandi successi; peccato che Maurizio Vandelli non ricordi il testo di Pensiero dei Pooh!

Tra le nuove proposte spiccano l'intensa Karima, meglio senza il padrino Mario Biondi, e la singolare Arisa, che con la sua freschezza conquista anche il maestro Lelio Luttazzi.


Ospite internazionale del terzo appuntamento sanremese è il premio Oscar Kevin Spacey, che spiritosamente si presenta cantando Sinatra. Ma come i padroni di casa della peggiore specie, Bonolis diventa ancor più affettato e cerimonioso quando riceve personalità importanti: lunga e oziosa la sua chiacchierata con Spacey, coronata da una gaffe imbarazzante sulla defunta cagnetta dell'attore.

mercoledì 18 febbraio 2009

SONO SOLO CANZONETTE!

E' un Bonolis diverso quello della seconda serata del Festival, più sicuro e forte dei 14milioni di spettatori che hanno seguito l'apertura. Si sente il padrone di casa e marca il territorio con gli omaggi a Mozart - a inizio programma con un estratto del film "Amadeus" - e a Fabrizio De Andrè nel giorno del suo compleanno. "E dicevano che il Festival è morto... Ma ci facciano il piacere, ci facciano!", gongola Bonolis, incoraggiato dalla giuria che quest'anno sembra voler trasformare la galleria del teatro in una curva con continui applausi e cori da stadio. Più il conduttore si gasa, più cita gratuitamente Alberto Sordi e Totò.

Accanto a lui una nuova presenza femminile: elegante e più "viva" di Alessia Piovan (la Laura Palmer del cinema italiano), Eleonora Abbagnato - etoile dell'Operà di Parigi - è motivo d'orgoglio per tutti noi italiani... Ma almeno lei ci poteva risparmiare le gag prefabbricate con Bonolis (non c'è già il maestro Laurenti per questo?!).

Passiamo a quel che più conta: le canzoni in gara. Nonostante le esibizioni scorrano veloci (Deo gratias!), le nuove proposte non salgono sul palco prima di mezzanotte: a quell'ora chi mai si accorgerà di loro? Se non altro, la seconda serata serve a riascoltare i big per esprimere un giudizio migliore.
Albano canta la solita aria cucitagli addosso per assecondarne le indiscusse doti di interprete.

Al caro Povia, assurto improvvisamente a maitre a penser, insinuo umilmente un dubbio: ma chi se ne frega se Luca era gay, mentre adesso sta con lei? Semplicemente, la canzone è banale e non resta.

La classe di Niki Nicolai si sposa bene con la leggerezza del brano firmato Jovanotti "Più sole": il risultato è piacevole e ricercato.
Così piccola, così potente: Alexia colpisce per la sua grinta e la sua estensione vocalica.

Sal Da Vinci è un interprete intenso, forte dei sentimenti della sua terra, ma presenta un brano troppo scontato e sanremese.

Gemelli Diversi: ma per carità!

Paolo Belli, Pupo e Yussoun Dour: peccato che la gara non preveda un premio speciale alle buone intenzioni; comunque, di questi tempi una canzone sull'integrazione e "l'opportunità di essere diversi" decisamente non guasta.

Splendida performance canora di Francesco Renga, ma canzone è inconcludente: tipico esempio di brano confezionato appositamente per Sanremo. A sentire "L'uomo senza età" (ma non somiglia troppo a "Nessun dorma"?) si capisce quanto può essere lontano il palco dell'Ariston dal mercato discografico.

Il solito, disperato Marco Masini presenta una canzone che non è originale, ma anzi ricorda la più fortunata "Pensa" di Fabrizio Moro.

Come non perdonare qualche stecca alla divina Patty Pravo? Anche la sua "E io verrò un giorno là" rischia di restare imprigionata nella gabbia sanremese, ma l'interpretazione è come sempre sublime.

La grande personalità di Fausto Leali non è valorizzata dalla sua canzone, decisamente noiosa. Franco Fasano, l'autore, ha fatto un lavoro migliore con un altro brano in gara, quello di Iva Zanicchi, interpretato con sentimento e purtroppo scartato la prima sera.

Nuovo look per Dolcenera (è lei o Cristina D'Avena?!), ma canzone banale.

Marco Carta esordisce sul palco dell'Ariston con un motivetto radiofonico e orecchiabile,forse un pò scontato. Il giro di accordi è preso paro paro da "Torn" (come non riconoscere il successo planetario di Natalie Imbruglia?).

Il quadro generale delle canzoni in gara è piuttosto deludente: lo conferma il fatto che non è ancora partito il solito, avvincente "toto-voncitore". Speriamo nelle nuove proposte... Almeno di riuscire a vederle senza addormentarci prima!

martedì 17 febbraio 2009

SANREMO PRIMA: C'ERA BISOGNO?

Sembra più una commemorazione l'apertura del cinquantanovesimo Festival della canzone italiana: in loving memory of Mina! Mi chiedo: c'era bisogno? Ma non voglio iniziare con le polemiche. Bravo Bonolis che da subito spazio alla gara: grazie ai tempi più veloci perfino la solita scenografia di Gaetano Castelli sembra più bella.

Buono anche l'ingresso della "spalla" Luca Laurenti: il comico da prova di grande spirito e canta egregiamente... Ma le gag con Bonolis sono stantie e artificiose.

Verso la terza esibizione fa il suo ingresso l'immancabile presenza femminile: la "rediviva" Alessia Piovan... Povere vallette: non sono male, è che le disegnano così! Neanche il tempo di aprire bocca, la povera Alessia sparisce per poi riemergere quando tutti se ne sono dimenticati. Mi chiedo: c'era bisogno?

Lo spettacolo prosegue, e con esso le mie perplessità: cosa c'entrano il presidente delle Nazioni Unite in collegamento da New York (con tutto il rispetto) e il top model superfigo (Paul chi?!) con la gara musicale? Mi chiedo: c'era bisogno?

Il tanto atteso monologo di Roberto Benigni ci porta alla fine della prima parte della serata. Il premio Oscar rende ben due favori a Bonolis: il picco d'ascolti e la fine delle polemiche sul testo omofobico di Povia. La lettera scritta da Oscar Wilde al suo amante e letta da Benigni sul palco dell'Ariston placa la comunità gay, rappresentata in platea da un commosso Franco Grillini, e segna la pace fatta. Ma, attenzione, il gioco non vale la candela: i diritti Rai sono patrimonio comune e nessuno dovrebbe disporne a proprio piacimento.

Ore undici e un quarto, la metà dei big si è esibita: chissà se almeno il direttore Del Noce - in prima fila tra Miss Italia e la signora Bonolis - è contento delle canzoni. Ieri le sue dichiarazioni hanno fatto scalpore: o il Festival fa ascolti, o muore. Proprio così: il direttore di Rai1 è pronto ad asciugare Sanremo, a farne un programma spalmato su una o due serate, se non dovesse riscuotere quest'anno il successo sperato. Ma se proprio questa proposta, tornare all'essenzialità della gara, fosse la cura, l'unica possibile, ai mali del Festival? Perchè aspettare per rendere protagonista il bel canto, l'anima di Sanremo e del Paese?

lunedì 16 febbraio 2009

MAMMA RAI TRA NUOVE TECNOLOGIE E VECCHI ARNESI.

Sarò poco tecnologico, ma solo adesso mi rendo conto di quanto sia facile guardare la Tv dal Pc: il nuovo portale Rai.tv consente di guardare i programmi delle tre reti pubbliche in diretta. Buona la qualità dell'immagine, veloce il passaggio da un canale all'altro. Onore alla Rai che ha investito in un sito facile, navigabile e ricco di contenuti: perfino per me è semplice ripescare nell'archivio on-line programmi e telefilm. Finalmente la Tv di stato si mette al passo coi tempi: espugnando la rete e canali popolari come youtube, diventa accessibile e più vicina ai giovani. Peccato che i contenuti non si rinnovino: il Festival di Sanremo non è ancora iniziato, eppure gli altri programmi Rai già se ne nutrono. Stasera, per esempio, lo zio Bruno fa salotto "Aspettando il Festival" con Bonolis e i cantanti in gara, in collegamento dall'Ariston, Gigi D'Alessio e Vladimir Luxuria in studio: siamo solo all'anteprima, ma le banalità di Albano e le frasi di circostanza di Bonolis (con quello che prende potrebbe sforzarsi di più!) danno già la nausea. Il duo Bonolis-Laurenti... Anche basta! Intanto nel salotto di Porta a Porta prendono posto due irrinunciabili maitre a penser: Alba Parietti e Silvana Giacobini (SOB!).

E dire che amo Sanremo e mi piace parlarne - chi mi conosce lo sa - ma quel che è troppo è troppo. Nell'ultima puntata di Scalo76 Marinella Venegoni, grande esperta e abituè dell'Ariston, dice del Festival: "Uno spettacolo televisivo che fa della musica una foglia di fico". A sentire le infinite polemiche degli ultimi giorni su compensi stellari (vergogna!), testi omofobici e forfait di superospiti, si direbbe un'analisi corretta. Per quanto mi riguarda, spero di assistere anche quest'anno a esibizioni ispirate, come quelle cui ci ha abituati nella sua storia sanremese Enrico Ruggeri - anche lui ospite a Scalo76 -: dall'innovativa "Contessa" del 1980 (mitici i Decibel) alla vittoriosa "Mistero" del 1993.

venerdì 13 febbraio 2009

OMAGGIO... PER UNA BAMBOLA.

Mercoledì scorso "La storia siamo noi (Rai2)" ha reso omaggio a una delle signore della canzone italiana: in "Un angelo da collezione" Giovanni Minoli ha ricostruito la carriera di Patty Pravo, al secolo Nicoletta Strambelli, attraverso immagini, documenti e interviste. I giornalisti Vincenzo Mollica e Gino Castaldo si sono divertiti a raccontare le fasi dell'artista veneziana, bambola beat negli anni '60, appassionata interprete della canzone d'autore negli anni '70, araba fenice negli '80. Sempre sorprendente e trasgressiva. Sempre signora. Significative le testimonianze dei grandi che hanno scritto per lei: Franco Migliacci, Ivano Fossati, Maurizio Monti, Vasco Rossi... Patty pravo canta con le mani, gli occhi, tutto il corpo: le canzoni si trasformano quando è lei a interpretarle e acquistano un valore aggiunto incommensurabile. Giovanni Minoli ha concluso lo speciale con una lunga intervista alla cantante che parteciperà al prossimo Festival di Sanremo. Come una bambina, Nicoletta ancora si diverte a dare risposte che lasciano l'interlocutore di stucco; gioca a scandalizzare gli altri e le piace stupire. Minoli ha ricostruito con accuratezza e partecipazione la storia di un personaggio straordinario, in grado ogni volta di reinventarsi con coraggio ed entusiasmo.

giovedì 12 febbraio 2009

IL MORBO CHIAMATO TRASH.

Non vorrei ripetermi e sottolineare ancora una volta l'opportunità di ritrovare il silenzio, ma devo farlo: sono stanco di palinsesti isterici! La televisione - indistintamente, il servizio pubblico e l'emittenza commerciale - ci assorda in prima e seconda serata con strilli, risse e pianti convulsi. Ieri, per esempio, ho provato a fare zapping per sfuggire alle lacrime di Linda Santaguida (chiii?), ospite insieme al suo compagno Costantino del programma "Dimmi la verità". Mi ero appena liberato della lanciatissima Caterina Balivo (lanciata si, ma dove?!), quando mi sono imbattuto negli Amici di Maria... Ma quali amici? Sfido chiunque a volersi accompagnare a iene del genere. Nella seconda fase dello show (il serale), più che concentrarsi su training e performance, i protagonisti sono distratti e incattiviti dal copione che non perde occasione di metterli l'uno contro l'altro. Meno talenty - sudore, sacrifici, allenamenti duri -, più reality - insulti, lacrime e precarie riconciliazioni -. Che peccato! Credo fermamente nel messaggio che i talent show sono in grado di trasmettere: propongono come modello giovani coraggiosi e determinati, pronti a rimboccarsi le maniche per fare dei sogni obiettivi concreti. Ma nella scuola della De Filippi questo potenziale è annullato dallo starnazzare di professori e studenti.

Il trash dilaga e distrugge quello che c'è di buono in programmi di successo come "Amici"; non risparmia neanche la Tv di Stato, che si adegua proponendo in prima serata Linda e Costantino alla macchina della verità (però, che suspense alla domanda "Costantino, hai mai tradito Linda?"). Pur ammettendo che il pubblico voglia tutto questo pecoreccio, l'offerta televisiva deve necessariamente assecondarlo, oppure può differenziarsi offrendo anche contenuti più alti?

mercoledì 11 febbraio 2009

"LA VITA E' BELLA" CON I DIRITTI RAI!

La svendita dei diritti Rai in cambio di un'ospitata di pochi minuti? Ma siamo matti?!

Andiamo con ordine: la vicenda vede protagonisti il padrone di casa del prossimo festival di Sanremo Paolo Bonolis e il premio oscar Roberto Benigni. Per salire sul palco dell'Ariston il comico toscano non vuole soldi: in fondo, cosa conta il denaro quando si possono mettere la mani sui diritti Rai? Benigni chiede di diventare proprietario dei diritti sulle sue apparizioni televisive nella Tv di stato. Ci rendiamo conto?! Ognuno di noi pagando il canone ricompenserà "il piccolo diavolo" per essersi generosamente immolato sull'altare del Festival. La televisione di Stato si svende - sostanzialmente, cede parte di un patrimonio che appartiene a ciascuno di noi - per fare un favore a Bonolis e regalargli il brivido, sia pur breve, del picco di ascolti. Il furbo Benigni con il solito "mordi e fuggi" di battute declamatorie e palpeggiate esilaranti mette le mani sui diritti Rai: che colpo!

Ma il dopo Baudo non doveva essere per il Festival una boccata d'aria, una ventata di nuovo? "La musica prima di tutto", "Riflettori puntati solo sulla gara"... E invece stesse polemiche, stessi tira e molla con ospiti, superospiti, vallette e valletti. Almeno superPippo ci sembrava confidare di più nella qualità delle canzoni e non disponeva della roba d'altri pur di assicurarsi ascolti.

Il direttore generale Rai Claudio Cappon e l'amministratore delegato di RaiTrade Carlo Nardello difendono Bonolis e il suo agente (Lucio Presta, lo stesso agente di Benigni... E come ti sbagli?!): un accordo simile sulla gestione congiunta dei diritti c'è già con alcuni artisti tra cui Mina. Ci chiediamo: è questa una ragione sufficiente perchè la Rai continui ad andare contro gli interessi propri e dei contribuenti?

martedì 10 febbraio 2009

SILENZIO CERCASI.

Come spesso accade, nella serata di ieri l'offerta della tv generalista sembrava seguire una linea sola: il grido. Neanche per la morte si è fatta eccezione: il "vespaio" mediatico di insulti e accuse reciproche non ci ha risparmiati, ma anzi ha stravolto il palinsesto tendendoci un agguato in prima serata. E Mentana, che una volta tanto non ha potuto fare "acchiapparello" col suo dirimpettaio, ci è rimasto così male da legarsela al dito. Non sapeva, forse, il buon Mitraglia di lavorare in una tv commerciale che mai avrebbe rinunciato alla prima serata carica di ascolti del GF? Il reality sembra tornare agli antichi fasti e nessuno lamenta l'assenza di Matrix nella programmazione. In fondo, anche senza Mentana il mercato del dolore ieri è andato in onda a reti unificate: lacrime, insulti e reciproche accuse hanno animato il salotto di Porta a Porta, il ring dell'Infedele e, immancabilmente, la nicchia di Emilio Fede. Una vera e propria camera ardente sul piccolo schermo, ma i toni non erano da veglia funebre: uno spettacolo non meno strillato della caciara del Gf, o delle beghe deliranti tra i giudici di X-Factor. Se l'intento era questo, ne apprezziamo la piena riuscita, ma osserviamo che in certi momenti la sola forma di rispetto e di solidarietà accettabile è il silenzio. Non solo si deve tacere, ma si può: non è vero che l'informazione non può fare silenzio. Il diritto di cronaca non alimenta voyerismo e curiosità morbosa, ma anzi li combatte. Lo ha dimostrato nei giorni scorsi Antonello Piroso, direttore del Tg di La7, uscendo dall'arena: onore al merito e ai segni, sia pur sporadici, di civiltà.