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mercoledì 25 febbraio 2009

ALESSIO VINCI: DALLA CNN A MATRIX.

Spenti i riflettori su Sanremo, Mediaset rimette in sesto la controprogrammazione e fa ripartire Matrix con il volto nuovo di Alessio Vinci. La sospensione di due settimane del programma portato al successo da Enrico Mentana ha eliminato l'unica minaccia possibile al boom di ascolti del Festival di Bonolis. Ma ormai è acqua passata: un fatto è che Bonolis ha sbancato (tanto di cappello), l'altro è che in Mediaset hanno perseguito il duplice scopo di estromettere il poco allineato Mentana e di sostituirlo con un uomo lontano dalla logica di palazzo. Per il Biscione, perennemente tacciato di faziosità, era importante affidare la conduzione del programma di informazione più seguito a un volto nuovo e super-partes: chi meglio di Alessio Vinci, direttamente dalla Cnn Roma? Pur essendo italiano, Vinci, come lui stesso racconta nel video di presentazione realizzato per TgCom, ha sempre osservato l'Italia da straniero: ha rincorso le notizie per le strade, mentre adesso si ritrova in uno studio a sezionare il Bel Paese dall'interno. Subito il battesimo del fuoco per Alessio Vinci, che nella prima puntata del "suo" Matrix affronta il tema spinoso della sicurezza e della violenza sulle donne. Il nuovo conduttore sa gestire con eleganza i politici ospiti in studio, che dopo aver studiato a memoria i discorsi dei ghostwriter si abbattono come un fiume in piena sull'avversario. Diplomaticamente Vinci smorza la polemica sul nascere, facendo osservare che violenza sulle donne e stalking sono problemi ben al di là di partiti e schieramenti. Il nuovo corso di Matrix da risalto alla redazione: il conduttore invita i colleghi giornalisti a presentare in trasmissione i servizi che hanno curato. No alla personalizzazione del programma, dunque: lo sguardo sui temi in discussione è più ampio e corale. Certo, al debutto Alessio Vinci è emozionato: dondola nervosamente e ogni tanto scivola sulle parole. Ma è sobrio, diretto e efficace: la scuola americana si vede. Che sia di buon esempio per il giornalismo televisivo italiano. A proposito: la puntata di Porta a Porta celebrativa del successo festivaliero era proprio necessaria? Non bastava Domenica In?

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