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martedì 17 febbraio 2009

SANREMO PRIMA: C'ERA BISOGNO?

Sembra più una commemorazione l'apertura del cinquantanovesimo Festival della canzone italiana: in loving memory of Mina! Mi chiedo: c'era bisogno? Ma non voglio iniziare con le polemiche. Bravo Bonolis che da subito spazio alla gara: grazie ai tempi più veloci perfino la solita scenografia di Gaetano Castelli sembra più bella.

Buono anche l'ingresso della "spalla" Luca Laurenti: il comico da prova di grande spirito e canta egregiamente... Ma le gag con Bonolis sono stantie e artificiose.

Verso la terza esibizione fa il suo ingresso l'immancabile presenza femminile: la "rediviva" Alessia Piovan... Povere vallette: non sono male, è che le disegnano così! Neanche il tempo di aprire bocca, la povera Alessia sparisce per poi riemergere quando tutti se ne sono dimenticati. Mi chiedo: c'era bisogno?

Lo spettacolo prosegue, e con esso le mie perplessità: cosa c'entrano il presidente delle Nazioni Unite in collegamento da New York (con tutto il rispetto) e il top model superfigo (Paul chi?!) con la gara musicale? Mi chiedo: c'era bisogno?

Il tanto atteso monologo di Roberto Benigni ci porta alla fine della prima parte della serata. Il premio Oscar rende ben due favori a Bonolis: il picco d'ascolti e la fine delle polemiche sul testo omofobico di Povia. La lettera scritta da Oscar Wilde al suo amante e letta da Benigni sul palco dell'Ariston placa la comunità gay, rappresentata in platea da un commosso Franco Grillini, e segna la pace fatta. Ma, attenzione, il gioco non vale la candela: i diritti Rai sono patrimonio comune e nessuno dovrebbe disporne a proprio piacimento.

Ore undici e un quarto, la metà dei big si è esibita: chissà se almeno il direttore Del Noce - in prima fila tra Miss Italia e la signora Bonolis - è contento delle canzoni. Ieri le sue dichiarazioni hanno fatto scalpore: o il Festival fa ascolti, o muore. Proprio così: il direttore di Rai1 è pronto ad asciugare Sanremo, a farne un programma spalmato su una o due serate, se non dovesse riscuotere quest'anno il successo sperato. Ma se proprio questa proposta, tornare all'essenzialità della gara, fosse la cura, l'unica possibile, ai mali del Festival? Perchè aspettare per rendere protagonista il bel canto, l'anima di Sanremo e del Paese?

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