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giovedì 26 febbraio 2009

DOV'E' FINITA L'INFORMAZIONE IN TV?

"Non voglio fare il licenziato di professione, o la vergine pellegrina di trasmissione in trasmissione": questa la premessa di Enrico Mentana, che tuttavia non rinuncia ad "Annozero" e si lascia amabilmente sfruculiare dall'istrionico Santoro. Sostanzialmente, il mitraglia ribadisce le spiegazioni che ha già dato a Gad Lerner sul divorzio da Mediaset: "Qualcosa è cambiato: il bisogno di informazione ha perso centralità e gli approfondimenti vengono relegati dopo la mezzanotte. Non sta a me dire se va perdendosi anche l'equidistanza". La denuncia di Mentana, unitamente ad alcune mie vicende personali, mi sprona a riflettere sullo stato dell'informazione, non solo in Mediaset, ma in tutta la tv generalista. La mia analisi non può che accompagnarsi all'unico sport sano e stimolante che conosca: lo zapping. E' giovedì sera e chi è assetato di giornalismo televisivo non può prescindere da Annozero. Nonostante l'aria da buffone e l'atteggiamento banalizzante, Santoro continua a condurre un interessante approfondimento: il servizio sul marchio di abbigliamento "La Perla", rilevato da un'azienda di San Francisco, illumina in modo originale una realtà che i più neanche immaginano (sfilano in passerella le sarte licenziate in tronco, dopo aver lavorato per vent'anni al servizio del made in Italy). Mi ha colpito anche il viaggio in Polonia di uno degli inviati della trasmissione accompagnato da un operaio della Fiat di Pomigliano D'Arco in cassa integrazione: i dipendenti dello stabilimento polacco Fiat guadagnano meno della metà dei colleghi italiani, ma non scioperano perchè sono terrorizzati; hanno paura di perdere il posto. "Fiat non è made in Italy", conclude Ciro, l'operaio di Pomigliano D'Arco appena licenziato.

La sera dopo torno a caccia di informazione e stavolta mi fermo su Italia1. "La guerra dei diamanti insanguinati" di Luigi Pelazza è un piccolo reportage sugli effetti della guerra civile in Sierra Leone. Pelazza, con grande umanità (si vede che gli piace la gente e che non è lì solo per scavare nel marcio a caccia di scoop), incontra le persone mutilate dai ribelli del Ruf e visita le missioni e le Ong italiane che le assistono. Il servizio descrive anche la realtà delle miniere di diamanti: quelle dei ricchi, per lo più stranieri, che durante il conflitto hanno collaborato con il Ruf; quelle dei poveri, ovvero gli indigeni che scavano nel fango con attrezzi rudimentali per sopravvivere. Non può mancare l'intervista a due ex guerriglieri dei Ruf, catturati dai ribelli in tenera età e iniziati alle armi. Mi domando: siamo, o non siamo a Mediaset e questa è, o non è informazione?

Per ora, la mia ricerca procede bene: ho scovato due esempi di giornalismo, uno per sera; certo, ho dovuto farmi largo tra salotti buoni e meno buoni, ma non è stato difficile. Al di là di Report e Presa diretta, irrinunciabili programmi di inchiesta e denuncia, l'informazione in Tv non manca, ma spesso si palesa in chiave più originale. Basta cercare.

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