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mercoledì 29 aprile 2009

BAGAGLINO: IL SIPARIO CALA IN ANTICIPO.

Il Bagaglino chiude i battenti: dov'è la sorpresa? Perchè mai lo show Bellissima, in onda su Canale5 ogni sabato in prima serata, avrebbe dovuto fare ascolti? Forse otto super gnocche bastano a decretare il successo di un varietà? Evidentemente no, quindi tutti a casa in anticipo di una settimana! In una tv commerciale, dove lo share è la conditio sine qua non, si fa presto a sospendere un programma che non raggiunge gli obiettivi minimi.

Certo, il Bagaglino in questa stagione ha dovuto affrontare la scomparsa del grande Oreste Lionello, la defezione di Leo Gullotta - impegnato a teatro - e la concorrenza di Antonella Clerici su Rai1. Non c'è storia, ragazzi: costerà tanto - senza contare la pretesa di imporre come autore il suo compagno giovane e latino -, ma l'esplosiva Clerici non teme rivali e anche quest'anno col suo show Ti lascio una canzone fa il botto. I baby cantanti di Rai1 sono davvero bravi, fanno vibrare le corde della nostalgia e non faticano a oscurare il varietà stantio del Bagaglino.

Si potrebbe osservare che nella tv dei reality e dei talent show non c'è più posto per la vecchia formula del Salone Margherita. In realtà, Bellissima ha subito una collocazione sbagliata: competere al sabato sera con il varietà della Clerici o con la Champions League non è semplice; di giovedì o venerdì lo show avrebbe ottenuto risultati migliori. Fermo restando un problema serio di contenuti: le parodie del Bagaglino non fanno più presa perchè sono rimaste le stesse dai tempi di Biberòn. Oggi in tv si ride con la Gialappa's, Zelig o Colorado. Anche la satira politica è cambiata e si nutre per lo più di antiberlusconismo, come nel caso dei Guzzanti.

Il Bagaglino non ha più futuro in televisione? Non ne sarei così sicuro. In fondo, il satellite sta rivelando una vocazione fortemente generalista: dopo Lorella Cuccarini e Mike Bongiorno, il buon Murdoch potrebbe "restaurare" altri pezzi di storia - trascurati dalla tv in chiaro - e dargli una giusta collocazione. Per ora, comunque, le luci sul palco del Salone Margherita e sulla sua bella tradizione si sono spente. Speriamo solo per ora.

lunedì 27 aprile 2009

TELECOM ITALIA MEDIA: LE NOVITA' ARRIVANO DAL TERZO POLO.

Quanto è grande l'universo e come si propaga il suono? Quante sono le stelle e da cosa è composta la materia? La gaia scienza è il nuovo show in onda la domenica sera su La7 che risponde a domande e curiosità da sussidiario: lungi dallo scimmiottare programmi di successo come Quark, affronta in modo leggero e ironico argomenti che ci riportano tra i banchi di scuola. Alle lezioni in pillole del simpatico quanto efficace professor Mario Tozzi si alternano le gag del Trio Medusa: i brillanti presentatori di Radio Dj, nonchè spietate Iene, rispondono con filmati e simulazioni a domande come "esiste davvero il puntoG?", oppure "bruciamo più calorie baciandoci o facendo jogging?". Il risultato è molto divertente: lo show fa sorridere e contemporaneamente soddisfa curiosità comuni a tutti. Azzeccato il titolo, un'erudita citazione di Nietzsche; geniale il parterre dei precari dell'università La Sapienza.

Telecom Italia Media non è mai avara di nuove idee, onore al merito, ma non tutte colgono nel segno. Sempre la domenica sera Mtv propone Mtv Nobile Mobile, lo show ispirato a Youtube e condotto da un'altra Iena, Sabrina Nobile. Prima considerazione: la Nobile è un'inviata d'assalto, o almeno l'abbiamo conosciuta così, e sembra un pò ingessata nel ruolo "seduto" di conduttrice. Secondo: l'idea di un programma fatto dal pubblico e ispirato all'interattività di Youtube può essere originale, purchè i contenuti non siano banali. Sabrina Nobile invita tutti quelli che abbiano una storia a partecipare inviando un filmato: appunto, dove sono le storie? Uno svitato che va al circo armato di videotelefono e pretende di sostituirsi agli acrobati... Un pò forzato, francamente.

Lo storytelling, ovvero la capacità narrativa di programmi come Il Testimone di Pif, è la nuova, irresistibile frontiera del giornalismo e dell'intrattenimento televisivo. Ma c'è bisogno di storie e di un occhio così sensibile da individuarne.

Al di là dei gusti personali, Telecom Italia Media non perde occasione di mostrare coraggio nel puntare su contenuti nuovi. Una spinta alla novità e all'arricchimento che è figlia di una maggiore libertà.

sabato 25 aprile 2009

(F)ALL MUSIC: LA CRISI NON RISPARMIA LA TV.

Da qualche giorno sono abbastanza angosciato per via di un guasto al telecomando. Non mi sento un uomo libero senza poter saltare da un canale all'altro restandomene comodamente sdraiato sul divano. Quale senso di onnipotenza ha regalato a noi piccoli esseri umani il telecomando! A dire il vero, potrei usare quello di Sky, ma dovrei rinunciare a guardare Mtv e All Music. Già, All Music. Tra breve tutti noi dovremo fare a meno dell'ex ReteA, acquistata nel 2004 dal Gruppo l'Espresso: l'emittente trasloca sulla piattaforma Sky al canale 128 e sul digitale terrestre. Motivo? La crisi, ovviamente.

Il mese scorso l'azienda ha deciso la chiusura degli studi di produzione di via Stromboli a Milano e l'esternalizzazione di alcune attività. Ne risulta il licenziamento in tronco di ventinove tecnici su 37. La drastica ristrutturazione, si legge nel comunicato, è “diretta conseguenza dei risultati negativi registrati negli ultimi anni”. La programmazione televisiva e i notiziari giornalistici proseguiranno secondo quanto previsto dagli obblighi di legge: anche l’intrattenimento a sfondo musicale andrà avanti senza cambiamenti particolari.

All Music non chiude, dunque, ma - come sottolinea uno dei lavoratori scaricati - licenzia di punto in bianco i suoi dipendenti senza riallocarli o adottare misure per fronteggiare le conseguenze sul piano sociale.

Non voglio fare della politica o del sindacalismo spicciolo: mi limito a osservare con rammarico che un canale in chiaro in meno rappresenta una perdita per ciascuno di noi, un impoverimento dell'offerta televisiva e una limitazione alla nostra libertà di scelta. Senza contare che All Music ci ha regalato in questi anni programmi piacevoli: la diretta di Dj Chiama Italia - che, a mio avviso, ha contribuito al recente riscatto della radio, facendocela conoscere e amare -, la rotazione musicale - più attenta di Mtv al panorama nazionale -, varietà freschi e innovativi come Modeland e approfondimenti come Mono.

Se i canali diminuiscono mi passa la voglia di far aggiustare il telecomando: vorrà dire che per sentirmi di nuovo libero aspetterò il digitale terrestre... Speriamo!

venerdì 24 aprile 2009

QUELLE STORIE TRA GLI ARMADIETTI DELLA SCUOLA...

Il mito del liceo americano è da decenni protagonista assoluto dei telefilm di successo. Ci sono ancora i prati, sempre più verdi e spaziosi, su cui gli studenti si sdraiano a pranzare e a prendere il sole; ancora i fantastici laboratori di arte e scienze - per noi italiani restano un sogno! - e i mitici armadietti, custodi di storie ed emozioni inconfessabili. Anche i giovani sono apparentemente gli stessi: indossano sneakers alla moda, masticano chewing gum, e a sedici anni guidano fiammanti decappottabili. Le ragazzine sgomitano ancora per diventare cheerleader e i giocatori più fighi della squadra di football restano preda dell'insaziabile reginetta del ballo.

Ma a fare la differenza sono le storie degli adolescenti, raccontate da telefilm come La vita segreta di una teenager americana, in onda su Mtv ogni mercoledì in prima serata.
Protagonista della serie è la quindicenne Amy Jurgens (Shailene Woodley), che si trova ad affrontare una gravidanza imprevista e le inevitabili conseguenze sulla vita, la famiglia e gli amici.

Il telefilm, nato da un'idea della creatrice di Settimo Cielo Brenda Hampton, fin dall'esordio registra ascolti altissimi, soprattutto sul target femminile 12-34 anni. Nella top ten dei programmi preferiti dalle adolescenti la seconda stagione della serie ha battuto programmi come American Idol.

Gravidanze scomode, devianze sessuali e disturbi alimentari tra i ragazzi oggi sono raccontati in maniera diversa: vent'anni fà la piccola e fragile Amy avrebbe recitato in un episodio solo; pecorella smarrita, sarebbe stata salvata dagli amici virtuosi, protagonisti della serie in quanto incarnazione di bontà e sani principi. Oggi i ruoli si sono ribaltati e la normalità sembra corrispondere alla patologia.

Eppure La vita segreta di una teenager americana ha il pregio di raccontare le problematiche adolescenziali con sensibilità e una punta di ironia. Amy, la protagonista, è disorientata e commette una serie di errori: quando si imbatte per la prima volta in un ragazzo che le vuol bene, al di là dei pettegolezzi che la riguardano, quasi non riesce a crederci; arrossisce e gli sorride teneramente.

I tempi sono cambiati e gli stili di vita oggi sembrano più estremi e sregolati: a maggior ragione, due ragazzi che camminano nei corridoi della scuola tenendosi per mano fanno la dolcezza di sempre. O forse un pò di più.

mercoledì 22 aprile 2009

INVADERE PER INFORMARE?

Fino a dove può spingersi una telecamera e qual'è il confine tra diritto di cronaca e morbosità? Come se non bastassero il plastico di Cogne e la bicicletta insanguinata di Garlasco, il disastro in Abruzzo ci mette brutalmente di fronte a questa domanda. Nel reality show globale (youtube, social network, etc.) individuare il limite oltre il quale l'informazione diventa voyeurismo e la solidarietà cattivo gusto è difficile, nella misura in cui spesso non ci si pone il problema.

Ma Striscia la Notizia lo fà: l'irriverente programma di Antonio Ricci da vent'anni non perde occasione di denunciare derive e storture, neanche quando sono targate Mediaset.

Con questo spirito Striscia manda in onda le immagini del primo matrimonio officiato a L'Aquila dopo il terremoto: le hanno date tutti i principali telegiornali, omettendo però la reazione degli sposi all'aggressione delle telecamere. I due giovani si chiedono il perchè di tanta invadenza, si sentono violati, spiati e alla fine esplodono. E' forse opportuno che lo sposo chieda scusa ai giornalisti per averli rimproverati e insultati? In fondo, quello è il suo giorno, suo e della moglie, e avrà pur il diritto di scegliere le persone di cui circondarsi: "Chi vi ha invitati?", chiede infatti ai cronisti che non gli danno tregua. Un'inviata del Tg1 gli parla di solidarietà, ma lui non vuole saperne: cos'ha a che fare la solidarietà con la descrizione minuziosa dell'abito da sposa fatta in diretta dalla giornalista del Tg5? "Il vestito è di un colore assai vivace", sottolinea ammiccante la giovane reporter.

Fin dove può spingersi la telecamera, dunque? Seguendo l'esempio di Antonio Ricci, mi piace lasciar rispondere un vigile del fuoco intento a estrarre corpi dalle macerie e a liberarsi dei giornalisti che lo ostacolano: "Toglietevi dai piedi co 'sta ca... di telecamera!". C'è un limite a tutto, anche alla cronaca.

martedì 21 aprile 2009

IL BISOGNO DI SENTIRCI MIGLIORI DEL TRONISTA FEDERICO.

La mamma di Maria De Filippi non capisce Uomini e donne: segue con passione tutte le trasmissioni di sua figlia, tranne quella. A rivelarlo è la stessa conduttrice in un'intervista a Paolo Bonolis di qualche tempo fà.
In effetti, la popolarità di Uomini e donne rappresenta per molti un interrogativo inquietante, non solo per la De Filippi madre.

Mi è capitato anni addietro di avvicinarmi a questa inarrestabile girandola di "amori" via cavo, con lo spirito di chi dopo mangiato se ne sta spalmato sul divano a leggere un fotoromanzo di GrandHotel e spegne il cervello per non ostacolare la digestione. Ma c'è di più: dietro alla popolarità di Uomini e Donne che si rinnova implacabile di stagione in stagione c'è di più. Me ne accorgo imbattendomi nel gruppo di Facebook nato per "restituire un cervello al tronista Federico": a migliaia si riuniscono in rete apposta per denigrare i personaggi creati da "Maria la sanguinaria", ma non smettono di seguirne le gesta.

Da brava burattinaia, la De Filippi sa bene come alimentare il sadismo del suo pubblico e quella voglia irrefrenabile di sentirsi migliore. Proprio non sappiamo rinunciare alle certezze che Uomini e Donne può darci: noi siamo più intelligenti di quelle sciacquette, più colti e civili di quegli zucconi. Non vogliamo essere come loro, tutti muscoli unti e niente cervello: ci abbuffiamo di lampade e addominali, questo sì, e magari ogni tanto ci ritocchiamo pure le sopracciglia - solo in mezzo, però, senza esagerare -, ma abbiamo un'anima e la dimostriamo sfottendo la vuotezza di quei pupazzoni.

E' lo stesso meccanismo perverso che decreta il successo del Grande Fratello: gli autori, infatti, scelgono di anno in anno personaggi sempre meno interessanti e più patetici.

Di tutta questa storia quello che mi intristisce è la sottovalutazione del pubblico: spesso chi fa televisione non si preoccupa di proporre prodotti di qualità e, soprattutto, perde di vista le proprie responsabilità nei confronti dell'utenza. Perchè è l'offerta a generare la domanda, non il contrario: la sensibilità dello spettatore andrebbe stimolata e non ignorata o repressa. Non è detto che chi sta a casa si accontenti necessariamente di quello che trova in tv; è solo che a volte sente di non avere alternativa al linguaggio squalificante di alcuni programmi.

mercoledì 15 aprile 2009

SATIRA IN TV: PER RIDERE, PER RIFLETTERE.

A chi può far male la satira di Maurizio Crozza? Chi può dire di essere veramente danneggiato da un comico che chiama le cose con il loro nome - ahimè, oggi solo ai comici è rimasto il coraggio di farlo -, che si ritaglia uno spazio per far sorridere e riflettere sull'unica rete televisiva che si permetta di fare opposizione? Non è forse un arricchimento collettivo sentire, non dico sempre, ma almeno ogni tanto, una voce diversa e contro corrente? Qualcuno che mostri un punto di vista alternativo, che spieghi quanto c'è dietro i proclami politici e i talk show che nel tentativo disperato di rispettare la par condicio sollevano polveroni di chiacchiere e rumori noiosi: non è forse servizio pubblico questo?

Eppure qualcuno si sente offeso e grida allo scandalo. E' vero, nelle sue copertine di Ballarò Maurizio Crozza è spietato e si diverte a prendere di mira esponenti di tutti gli schieramenti. Nell'ultima puntata è toccato al Ministro Roberto Maroni e al direttore di Panorama Maurizio Bel Pietro, ospiti in studio: "Ma non doveva essere una puntata sul meglio dell'Italia?", si è chiesto il comico irriverente.

Ma, signori miei, a partire dall'antica Grecia - modello di democrazia e civiltà - questa si chiama satira, e viva Dio! L'intervento di Crozza ha brillantemente messo in luce alcuni paradossi: l'ospedale de L'Aquila che forse non ha mai rispettato i criteri di agibilità e quindi è da sempre abusivo; il Tribunale, crollato per le stesse ragioni e diventato esso stesso corpo del reato. La satira politica ridicolizza i personaggi pubblici e in questo modo fa ridere, ma soprattutto denuncia, sottolinea aspetti della realtà che altrimenti resterebbero taciuti. Maurizio Crozza assolve pienamente a questo compito.

A chi si indigna per le sue battute suggerisco umilmente di badare ad altre storture dell'informazione televisiva. Cen'è per tutti: direttori di testata che sfruttano lo spazio a loro disposizione per perorare cause personali - Emilio Fede dedica dieci minuti del Tg4 alla notiziona (!) della sua assoluzione dall'accusa di calunnia nei confronti della giornalista Giuliana Sgrena -, o per "monitorare lo stato di salute del governo grazie al generoso contributo dei portavoce".
Ma soprattutto, in questa fase difficile segnata da crolli finanziari e fisici, non perdiamo la capacità di farci una risata!

domenica 12 aprile 2009

FAME DI REALITY!

Il reality è vivo e lotta insieme a noi! Con questa battuta Simona Ventura metteva a tacere i giornalisti che anni fa le chiedevano del calo di ascolti dell'Isola dei famosi. Il tempo le ha reso giustizia: dopo una stagione o due in sordina, il reality è tornato sulla cresta dell'onda. Lo rivelano gli ascolti delle ultime edizioni del Grande Fratello e dell'Isola.

Lungi dall'agonizzare o anche solo dall'ammalarsi, il reality è così florido da nutrire una serie di trasmissioni parassitarie - Pomeriggio5 per il Gf, l'Italia sul 2 per l'Isola - e tiene incollati alla tv milioni di spettatori in prima serata. Senza contare gli incassi pubblicitari che l'Isola dei Famosi e il Grande Fratello garantiscono rispettivamente a Rai e Mediaset.

Ciò posto, la domanda nasce spontanea: cos'è che dopo dieci anni dal primo Gf ci intriga ancora? Come mai non riusciamo a prescindere dalle non avventure di una dozzina di sgallettati rinchiusi nel grande acquario di Cinecittà? Giusto ieri guardavo la striscia quotidiana del Gf e riflettevo su come i protagonisti sembrano provati nella fase finale del gioco: barbe e capelli che si allungano e si aggrovigliano fino a inghiottire volti sempre più piccoli; cupe ricrescite che avanzano implacabili sul biondo; occhiaie che si accentuano, addominali che cedono e tette che si sgonfiano! Uno scenario di decadimento fisico che si aggiunge a quello intellettivo e culturale che lo spettatore a casa dà per scontato e gli autori fanno di tutto per evidenziare.

Con questo spirito è stato invitato nella casa del Gf l'ottimo Gerry Scotti che ha improvvisato una puntata del suo Chi vuol esser milionario? apposta per i concorrenti del reality. Domande semplici, certo, ma con qualche tranello qua e là: in palio i viveri per una settimana.

Cos'è che ci fa godere di fronte all'esplosiva Cristina, o al panettiere Marcello in difficoltà per aggiudicarsi un abbacchio con patate, se non un istinto sadico? La stessa, malvagia curiosità stuzzicata nella fase iniziale del programma dal ricongiungimento familiare del rom Ferdi, o dalla complicata vicenda lavorativa dell'hostess Daniela. Dopo le ambiguità di Syria e le indecisioni di Vanessa sembrava non ci fossero più carte da giocare. Ma il sadismo del grande pubblico resiste: in un mondo che ci vuole tutti perfetti e al top della forma fisica godersi un branco di aspiranti veline e tronisti che cadono a pezzi è un piacere impagabile! Buona Pasqua a tutti.

giovedì 9 aprile 2009

DIGITALE TERRESTRE: NON LASCIAMOCI COGLIERE DI SORPRESA!

Tenetevi forte: il digitale sta arrivando! L'Authority per le Comunicazioni ha stabilito che a fine 2012, con il passaggio definitivo dalla tv analogica al digitale terrestre, si aprirà uno spazio nell'etere italiano di cinque nuove reti, non più due come previsto dalla legge Gasparri. La delibera dell'AgCom fa decadere la procedura d'infrazione aperta dall'Ue contro il duopolio Rai-Mediaset.


Le nuove reti diventano cinque grazie a una diminuzione degli spazi destinati a Rai e Mediaset (da cinque a quattro) e a Telecom Italia Media (da quattro a tre). I lotti saranno messi a gara in due parti: la prima, pari a tre lotti, sarà riservata a nuovi entranti e dunque escluderà i soggetti come Rai e Mediaset che hanno più di due reti nazionali in tecnica analogica; la seconda, pari a due lotti, sarà aperta a qualsiasi offerente, ma ci sarà un limite di cinque reti per ciascun operatore.


Il gioco è fatto, dunque, o almeno così sembra. In realtà, la strada attraverso cui l'Italia recupererà il grave ritardo adeguandosi alle nuove tecnologie è piena di ostacoli.


Oggi un'intera regione, la Sardegna, è già "all digital", mentre le altre si preparano a diventarlo. Il Governo e gli altri enti coinvolti nella comunicazione e nel lancio del digitale terrestre trascurano le questioni di ricezione e di distribuzione del segnale, come se fosse sufficiente aggiungere un decoder o utilizzare un apparecchio TV di ultima generazione per fruire dei programmi in digitale. In Sardegna molti decoder vengono restituiti ai rivenditori, non perchè non funzionino, ma perchè gli impianti sono obsoleti - le antenne non sono posizionate correttamente, oppure vanno sostituite -.


Le famiglie italiane che hanno il digitale terrestre al momento sono oltre quattro milioni (dati Auditel); entro il 2012 si adegueranno i restanti 16 milioni, dotando di apparecchiature adeguate la prima casa e magari anche la seconda. Alle abitazioni private si aggiungono alberghi, ospedali, scuole e altri luoghi di aggregazione pubblica (aziende comprese). Le situazioni da affrontare sono troppe, considerando il poco tempo a disposizione, ma anche la disponibilità limitata di operatori sul territorio - solo 3.500 installatori specializzati e circa 20mila generalisti -. Occorre quindi anticipare quanto più possibile i lavori di revisione e di adeguamento degli impianti, assicurare un'informazione corretta e un piano di incentivi alle famiglie.


Il digitale terrestre rappresenta una conquista irrinunciabile: è la tecnologia in grado di garantire un'offerta televisiva più ampia e variegata. Più spazio vuol dire più liberta per il grande pubblico. Ma senza i necessari ammodernamenti il rischio di avere nei prossimi mesi una grande quantità di schermi senza segnale televisivo è concreto.

mercoledì 8 aprile 2009

LA FORZA DI RICOSTRUIRE E DI SPERARE.

La situazione in Abruzzo si evolve continuamente e la televisione non può esimersi dal raccontarla. Dopo i crolli e le devastazioni arrivano le immagini delle persone estratte vive dalle macerie; ci sono anche i cadaveri, tanti, ma quelli ci vengono risparmiati. Solo gli abruzzesi, ancora storditi dai fatti del giorno prima, si disperano di fronte ai corpi senza vita che si accumulano sui prati o nei parcheggi. L'Aquila non ha più un presente, ma soprattutto non ha futuro: me ne accorgo parlando al telefono con un amico aquilano. Le persone hanno paura e non hanno prospettive: chi gli restituirà la casa e li riporterà alla vita? Tra un mese o due chi si ricorderà ancora di loro?

La tragedia è immane e non si placa. La televisione non può che stravolgere i palinsesti e rinunciare a momenti ludici o brillanti. Via il Grande Fratello, via X Factor.

Ma c'è spazio per una bella storia: dopo una giornata di immagini e testimonianze drammatiche è giusto sentire un racconto positivo e tornare a sperare. E' questo lo spirito della fiction Bakhita, in onda ieri sera su Rai1. Nata in un villaggio del Sudan e rapita dai negrieri, Bakhita - il cui nome significa fortunata - viene venduta a un mercante di Zianigo e diventa la balia di sua figlia Aurora. Osteggiata dai contadini e dagli altri servi, la giovane schiava si avvicina alla fede cattolica grazie al prete del paese e inizia un percorso di preghiera. Bakhita si mette al servizio della comunità locale decimata da una violenta epidemia di vaiolo, ma il suo padrone non rinuncia a lei e la perseguita per riaverla. Ne uscirà un processo di grande eco e la decisione di Bakhita di farsi suora. Giovanni Paolo II, nel 2000, ne farà una santa.

Confesso di non amare particolarmente la fiction all'italiana: ho visto Bakhita solo perchè mi trovavo in compagnia dei miei e devo ammettere che non si discosta molto dal solito racconto popolare. Tuttavia, credo che in questo momento una storia sulla voglia di ricostruire dalle macerie sia importante. Ricordarsi che nonostante tutto ricominciare a vivere si può è fondamentale. Di fronte alla tragedia nazionale la fiction della tv di Stato manda un messaggio di speranza: la speranza che le luci sull'Abruzzo non si spengano e che l'Aquila non diventi una città fantasma.

martedì 7 aprile 2009

UNIRSI DAVANTI ALLA TELEVISIONE.

La tv che unisce e abbatte le barriere mentali; che entra nel metro quadro in cui siamo nati e cresciuti e ci ricorda che, in fondo, il comune e la regione in cui viviamo sono parte di una realtà più grande. La Nazione, il Paese: un sentimento comune a chi è di Bolzano, Campobasso o Reggio Calabria, che ci fa trepidare davanti alle partite dei mondiali, ma ci spinge anche a fare fronte unito nei momenti difficili. Come quello raccontato a reti unificate a partire da ieri mattina: il terremoto che ha colpito l'Abruzzo, causato più di un centinaio di vittime e lasciato migliaia di persone senza un tetto.

Cos'è l'Abruzzo per un giovane di Napoli, o di Milano? Forse una poesia da imparare a memoria al ginnasio, o una serie di stazioni sciistiche commerciali, ma discrete. In quanti sanno che oltre ai pastori, le pecore e le lunghe transumanze, l'Abruzzo ospita importanti università? Qualcuno si sarà stupito del fatto che a L'Aquila ci fosse una casa dello studente, ahimè, crollata anche quella. Ecco che la maratona televisiva di ieri, i continui aggiornamenti dei telegiornali e gli speciali in prima serata hanno un senso. Ne ha perfino la panoramica sulle rovine de L'Aquila con cui Bruno Vespa apre la puntata di Porta a Porta: perchè quella è una città nostra, più o meno somigliante a quella in cui abitiamo, ma nostra.

La televisione racconta la cruda verità della nostra tragedia: quando l'inviato del Tg è costretto a chiudere il collegamento perchè la sua voce è coperta dalle sirene delle ambulanze; quando le interviste ai testimoni si interrompono tra lacrime e grida.

Ognuno di noi costruisce intorno a sè come una recinzione, senza accorgersi di quanto sia piccolo lo spazio dentro; lo fa per proteggersi e sentirsi al sicuro. La televisione e prima ancora la radio hanno contribuito a rafforzare l'italianità: una volta la Rai raccontava il Bel Paese nell'Intervallo, una serie di cartoline da ogni angolo della penisola, per far conoscere l'Italia agli italiani. Ancora oggi la televisione deve essere il mezzo che ci aiuta a uscire dalla nicchia e ci ricorda che siamo tutti di Fossa, Castelnuovo o San Pio delle Camere. Tutti italiani.

domenica 5 aprile 2009

UN NUOVO ASSO NELLA MANICA DI MURDOCH!

E' sabato sera e Rai1 festeggia il ritorno in tv della neomamma Antonella Clerici: dal teatro Ariston di San Remo la simpatica conduttrice presenta la seconda edizione di Ti lascio una canzone, la gara canora tra piccole promesse della musica. In prima fila Fabrizio Del Noce applaude sorridente perchè ha qualcosa da farsi perdonare: ha appena tolto alla Clerici La prova del cuoco e con la sua cotonatissima presenza vuole sedare ogni polemica. Gli ascolti premiano la brillante Antonella che con il suo sorriso ruspante sa conquistare mamme, nonne e bambini. I piccoli in gara sono molto talentuosi: rappresentanti in erba del bel canto all'italiana, verrebbe da dire. Insomma, gli ingredienti giusti del varietà per famiglie ci sono tutti.

Ma uno spettro aleggia sul sabato sera della tv in chiaro: l'asso nella manica del satellite si chiama Fiorello. Su SkyUno - il nuovo nome del canale SkyVivo... Più generalista di così?! - lo show man siciliano è già al terzo appuntamento: il suo spettacolo è quel mix infallibile di gag e imitazioni che azzera qualunque controprogrammazione radiofonica o televisiva.

Il segreto dell'ex animatore Valtur che oggi può permettersi di rifiutare la corte del Premier è semplice: gli piace la gente. Fiorello ama coinvolgere le persone, proprio come faceva nei villaggi turistici: la sua specialità è individuare i personaggi più buffi e tirarne fuori la sorprendente comicità. Così nasce la parodia del David Letterman Show che tira in ballo esponenti politici come il sindaco di Roma Gianni Alemanno o il Ministro Giorgia Meloni mettendone alla prova il senso dell'umor.

Curioso e sensibile agli altri: Fiorello fa della gente la forza del suo show. Poco importa che siano ospiti brillanti o persone comuni: il mattatore sa come renderli spettacolari. E' talentuoso, versatile, una forza della natura: Fiorello ci regala chicche di quel varietà che ha reso grande la televisione italiana e di cui oggi quasi non c'è più traccia.

venerdì 3 aprile 2009

ATTENZIONE ALLA MODA DELL'OSPITE SCORRETTO.

Nella stessa sera, mentre al San Nicola di Bari gli azzurri affrontavano l'Irlanda del Trap, la tv celebrava "l'ospite scorretto": su Italia1 Pierino Chiambretti dedicava il suo show al personaggio del momento Josè Mourinho, mentre su La7 Ilaria D'Amico ospitava il comico Beppe Grillo di nuovo in diretta dopo anni di assenza. Irriverenti, polemici e attaccabrighe: croce e delizia dei giornalisti sportivi l'uno, moralizzatore di politici e funzionari pubblici l'altro. Ruoli diversi, ma una sola regola: niente peli sulla lingua! E per chi ha la fortuna di ospitarli in tv il "picco" è garantito.

Il tenebroso Mourinho sembra divertirsi a Chiambretti Night e stare allo scherzo. E' sicuro di sè come un vero numero uno - solo per numeri uno, dice il sottotitolo del programma... E come ti sbagli? -, ma pronto a giocare con la sua incredibile popolarità. Neanche la canzone Tornerai in sottofondo - divertente allusione al ritorno di Mancini sulla panchina dell'Inter - sembra irritarlo.

Non ha altrettanta fortuna la brava Ilaria D'Amico: del resto, si sa, l'ospite scorretto è imprevedibile! Per parlare del rapporto dei cittadini con la pubblica amministrazione Exit riesce ad avere Beppe Grillo in diretta: un vero colpaccio! Ma qualcosa va storto: dopo aver accusato per venti minuti gli ospiti in studio e i vertici dell'azienda per cui la D'Amico lavora - la stessa che in quel momento gli da visibilità organizzando apposta un collegamento da Bruxelles - il comico lascia bruscamente lo studio rifiutando il contraddittorio. La fugà è talmente repentina da non dare neanche alla conduttrice il tempo di capire cosa stia accadendo: la poverina continua a fare domande, ma non c'è più nessuno a risponderle.

Beppe Grillo ha spesso il merito di aprire gli occhi al grande pubblico e il coraggio di fare nomi e cognomi: grazie a molte delle sue sfuriate possiamo capire veramente con chi abbiamo a che fare. Ma la televisione non è la piazza: chi va ospite in una trasmissione si assume l'impegno di accettare il contraddittorio e di interagire con gli altri ospiti - a meno che non si tratti di un faccia a faccia -. Non solo: è importante avere rispetto delle persone che lavorano alla realizzazione di una diretta, nel caso di Grillo di una costosa esterna da Bruxelles. Non si può strappare via il microfono e piantare in asso tecnici, conduttori e telespettatori: non è professionale.
Del resto, si può anche fare a meno di andare in tv!

mercoledì 1 aprile 2009

IL SERVIZIO PUBBLICO E' FUORI SERVIZIO.

La Tv che non sa tacere e non ha rispetto della morte. La tv che entra nelle case colpite dalla sventura e spettacolarizza il lutto: le lacrime della madre, le foto della vittima sorridente e ignara del suo destino, gli applausi della folla ai funerali... Tutto fa brodo. Tutto fa audience.

I telegiornali ci hanno abituati ai particolari più morbosi: la macchia di sangue sull'asfalto, il casco spaccato in due, la sciarpa della donna investita... Ma non basta. I riflettori si accendono sul privato delle vittime, le telecamere si spingono fino in camera da letto e si soffermano sui dettagli più intimi: è il set del dolore.

Sulla deriva voyeurista dell'informazione televisiva e sul buon gusto di cui il servizio pubblico ha smesso di dotarsi nel raccontare i fatti si potrebbe discutere all'infinito. Ma più di tutto, a lasciarmi sconcertato è il sentimento che spinge due genitori alla gogna mediatica. Perchè una madre sopravvissuta al figlio apre spontaneamente la porta di casa alle telecamere? Perchè scopre la propria terribile piaga davanti a milioni di spettatori?

Ieri sera i genitori di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco più di un anno fà, erano ospiti di Bruno Vespa a Porta a Porta: non solo hanno accettato di registrare una lunga intervista, ma sono anche intervenuti in diretta. In studio la pm, la scrittrice e lo psichiatra: la solita, inquietante compagnia di giro intorno alla bicicletta insanguinata di Alberto Stasi - dopo il plastico anche la bici, per carità! -. Forse la signora Poggi ha pensato di trovare sollievo ed esorcizzare il dolore raccontando al pubblico di Porta a Porta la sua Chiara, o forse le è sembrato doveroso rompere il silenzio per difendersi e difendere la memoria della figlia. Non riesco a spiegarmi...

In ogni caso, credo che la televisione, quella di Stato specialmente, dovrebbe ritrovare e trasmettere il valore del silenzio. Il servizio pubblico deve distinguersi per il suo intento educativo, insegnare alla gente il rispetto di sè - perchè non possiamo diventare tutti dei cinici guardoni! - e di chi ormai sopravvive alla propria sofferenza. Su tutto questo farebbe bene a riflettere la nuova presidenza Rai: perchè i cambi al vertice non siano solo uno scambio di poltrone tra potenti.