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mercoledì 8 aprile 2009

LA FORZA DI RICOSTRUIRE E DI SPERARE.

La situazione in Abruzzo si evolve continuamente e la televisione non può esimersi dal raccontarla. Dopo i crolli e le devastazioni arrivano le immagini delle persone estratte vive dalle macerie; ci sono anche i cadaveri, tanti, ma quelli ci vengono risparmiati. Solo gli abruzzesi, ancora storditi dai fatti del giorno prima, si disperano di fronte ai corpi senza vita che si accumulano sui prati o nei parcheggi. L'Aquila non ha più un presente, ma soprattutto non ha futuro: me ne accorgo parlando al telefono con un amico aquilano. Le persone hanno paura e non hanno prospettive: chi gli restituirà la casa e li riporterà alla vita? Tra un mese o due chi si ricorderà ancora di loro?

La tragedia è immane e non si placa. La televisione non può che stravolgere i palinsesti e rinunciare a momenti ludici o brillanti. Via il Grande Fratello, via X Factor.

Ma c'è spazio per una bella storia: dopo una giornata di immagini e testimonianze drammatiche è giusto sentire un racconto positivo e tornare a sperare. E' questo lo spirito della fiction Bakhita, in onda ieri sera su Rai1. Nata in un villaggio del Sudan e rapita dai negrieri, Bakhita - il cui nome significa fortunata - viene venduta a un mercante di Zianigo e diventa la balia di sua figlia Aurora. Osteggiata dai contadini e dagli altri servi, la giovane schiava si avvicina alla fede cattolica grazie al prete del paese e inizia un percorso di preghiera. Bakhita si mette al servizio della comunità locale decimata da una violenta epidemia di vaiolo, ma il suo padrone non rinuncia a lei e la perseguita per riaverla. Ne uscirà un processo di grande eco e la decisione di Bakhita di farsi suora. Giovanni Paolo II, nel 2000, ne farà una santa.

Confesso di non amare particolarmente la fiction all'italiana: ho visto Bakhita solo perchè mi trovavo in compagnia dei miei e devo ammettere che non si discosta molto dal solito racconto popolare. Tuttavia, credo che in questo momento una storia sulla voglia di ricostruire dalle macerie sia importante. Ricordarsi che nonostante tutto ricominciare a vivere si può è fondamentale. Di fronte alla tragedia nazionale la fiction della tv di Stato manda un messaggio di speranza: la speranza che le luci sull'Abruzzo non si spengano e che l'Aquila non diventi una città fantasma.

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