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mercoledì 1 aprile 2009

IL SERVIZIO PUBBLICO E' FUORI SERVIZIO.

La Tv che non sa tacere e non ha rispetto della morte. La tv che entra nelle case colpite dalla sventura e spettacolarizza il lutto: le lacrime della madre, le foto della vittima sorridente e ignara del suo destino, gli applausi della folla ai funerali... Tutto fa brodo. Tutto fa audience.

I telegiornali ci hanno abituati ai particolari più morbosi: la macchia di sangue sull'asfalto, il casco spaccato in due, la sciarpa della donna investita... Ma non basta. I riflettori si accendono sul privato delle vittime, le telecamere si spingono fino in camera da letto e si soffermano sui dettagli più intimi: è il set del dolore.

Sulla deriva voyeurista dell'informazione televisiva e sul buon gusto di cui il servizio pubblico ha smesso di dotarsi nel raccontare i fatti si potrebbe discutere all'infinito. Ma più di tutto, a lasciarmi sconcertato è il sentimento che spinge due genitori alla gogna mediatica. Perchè una madre sopravvissuta al figlio apre spontaneamente la porta di casa alle telecamere? Perchè scopre la propria terribile piaga davanti a milioni di spettatori?

Ieri sera i genitori di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco più di un anno fà, erano ospiti di Bruno Vespa a Porta a Porta: non solo hanno accettato di registrare una lunga intervista, ma sono anche intervenuti in diretta. In studio la pm, la scrittrice e lo psichiatra: la solita, inquietante compagnia di giro intorno alla bicicletta insanguinata di Alberto Stasi - dopo il plastico anche la bici, per carità! -. Forse la signora Poggi ha pensato di trovare sollievo ed esorcizzare il dolore raccontando al pubblico di Porta a Porta la sua Chiara, o forse le è sembrato doveroso rompere il silenzio per difendersi e difendere la memoria della figlia. Non riesco a spiegarmi...

In ogni caso, credo che la televisione, quella di Stato specialmente, dovrebbe ritrovare e trasmettere il valore del silenzio. Il servizio pubblico deve distinguersi per il suo intento educativo, insegnare alla gente il rispetto di sè - perchè non possiamo diventare tutti dei cinici guardoni! - e di chi ormai sopravvive alla propria sofferenza. Su tutto questo farebbe bene a riflettere la nuova presidenza Rai: perchè i cambi al vertice non siano solo uno scambio di poltrone tra potenti.

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