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venerdì 4 dicembre 2009

L' IRRESISTIBILE CANDORE DI DON MATTEO.

Mentre sul secondo canale Peter Gomez e Marco Travaglio si azzuffano con Niccolò Ghedini e Tarek Ben Anmar - tanto per cambiare, una nuova puntata di Annozero dedicata alle vicende giudiziarie del signor B -, il pubblico della tv generalista trova rifugio nel candido sorriso di Don Matteo, su Raiuno.

La popolare fiction con Terence Hill, alla settima stagione, fa ancora il pieno di ascolti. Il motivo di tanto successo? La semplicità. Storie naive, anche un pò banali; dialoghi privi di tensione e battute scontate. Per non parlare delle gag del "maresciallo" Nino Frassica: uno spirito di patata davvero agghiacciante.

Eppure, telefilm come Don Matteo hanno il merito di restituire al pubblico l'ingenuità che non vuole perdere.

E' questa la ragione per cui, spesso, le serie tv italiane (vedi Carabinieri e Il Maresciallo Rocca) sono ambientate in posti da favola. Deliziose borgate medievali come Gubbio, dov'è girato Don Matteo.

E poi a Terence Hill vestito da prete, con quello sguardo limpido e il sorriso zen, manca giusto l'aureola! Ci piace pensare che il manigoldo col cappello da cow boy che 30 anni fa si scazzottava con Bud Spencer adesso sia diventato un santo.

Un prete giovane, dinamico e con l'aria da principe azzurro un pò attempato; che attraversa campi dorati in bicicletta scovando assassini e risolvendo gialli intricati. Che figo è 'sto Don Matteo?

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