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mercoledì 8 luglio 2009

LA BARA-GIOCATTOLO.

Folle oceaniche, scenografie da sballo e red carpet gremito di stelle: più che un funerale, sembravano i Grammy Awards! Del resto, era prevedibile che la commemorazione pubblica di Michael Jackson si trasformasse in un gala pacchiano stile Mtv. L'evento è stato seguito on line dal mondo intero - più dell'insediamento del presidente Usa Barack Obama, secondo alcuni -, ma anche la tv gli ha dato risalto.

Italia1 ha dedicato all'evento uno speciale di Studio Aperto. Ora io dico, vanno bene Kay Rush e Linus, icone assolute della radio in Italia e grandi esperti di musica, ma che c'entra il produttore Tarek Ben Ammar? Quanto al direttore di Studio Aperto Giorgio Mulè, che ha condotto lo special, diciamo che non sembrava molto a suo agio nella parte del vj.

Ma torniamo alla cerimonia allo Staples Center di Los Angeles. Quando ho acceso la tv mi sono ritrovato davanti Maiala Carey, ops!, Mariah Carey che gorgheggiava come al solito con le tette di fuori. No, non sembrava proprio un funerale! Perfino la bara al centro dello stadio, così sfarzosa e coperta di fiori colorati, sembrava una giostra, o un mega flipper. Non voglio essere blasfemo: dico solo che l'ultimo saluto a Michael Jackson è stato surreale, esattamente come la sua vita.

Forse per molti Jacko era già morto da un pezzo: il divino Michael che riempiva gli stadi e firmava canzoni indimenticabili sen'era andato anni fa. Comunque, era come se il suo corpo non fosse in quella bara-giocattolo. Di una cosa sono sicuro: Michael Jackson, l'eterno bambino, ha avuto la festa che voleva. Così fragile e insicuro, si è sentito finalmente amato, non più solo.

Rivedere le immagini del piccolo Michael che nel 1969 incanta l'America cantando all'Ed Sullivan Show ci emozionerà sempre. Ma questo non ha a che fare con la sua morte. Di Michael Jackson, del suo moonwalk e di Thriller, capolavoro assoluto, non smetteremo mai di parlare al presente, perchè sono nel mito. Da prima che Jacko morisse.

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