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venerdì 29 maggio 2009

LA PROTESTA DI VIDEOTIME AGITA IL BISCIONE.

Quando a scioperare sono i dipendenti di una società come Videotime si verificano disagi e anomalie non sempre evidenti al pubblico: un programma come Forum va in onda in registrata e non in diretta; in mancanza dei montatori, sono i giornalisti o addirittura i dirigenti a doversi ingegnare per montare i servizi del Tg5. Già, perchè Videotime è la società che gestisce la parte tecnica di molti programmi Mediaset: lo sciopero di un giorno deciso dai suoi dipendenti romani ha paralizzato i tre centri di produzione della capitale, l’Elios, Palatino e Cinecittà.

I motivi della protesta, appoggiata dalle principali sigle sindacali, sono chiari: salari inadeguati, eccessiva esternalizzazione dei servizi a società terze, scarso ripetto degli obblighi contrattuali. In breve, la questione è la seguente: se uno dei 400 dipendenti romani di Videotime guadagna tra i 1200 e i 1500 euro al mese, una parrucchiera delle star può arrivare a 700-1300 euro al giorno.

Oltre all'assalto degli assistenti personali, i lavoratori Videotime devono affrontare anche l'avanzata dei service esterni, ovvero di quei tecnici senza tutele contrattuali che sono quindi più economici. Le società esterne spesso sono legate al gruppo Mediaset - Endemol, Corima (che fa capo alla moglie di Corrado Mantoni), Fascino (di Maria De Filippi) e Triangle (di Paola Perego) -, ma si servono di collaboratori propri che sostituiscono i dipendenti del Biscione.

In questa situazione le risorse interne si sentono sfavorite e chiedono un adeguamento dei compensi e dei contratti.

I sindacati, intanto, denunciano un aumento dei licenziamenti bianchi, cioè non determinati dai vertici: sarebbero gli stessi dipendenti, esasperati, a lasciare il proprio posto di lavoro. A quel punto l'azienda non provvede a nuove assunzioni, se non a tempo determinato. A uscire ogni giorno per realizzare i servizi dei tg non sono i dipendenti del Palatino - ormai ridotti a 5 operatori e due assistenti di ripresa, non vengono mandati fuori per evitare gli straordinari -, ma i precari.

In pochi, tra cui Michele Santoro, il quotidiano Il Manifesto e il sito internet dell'Italia dei Valori, hanno datto allo sciopero dei lavoratori Videotime il giusto risalto. Ma i problemi dei 400 dipendenti di un'azienda che ogni giorno arriva nelle case degli italiani dovrebbero suscitare l'interessamento bipartisan di tutta la classe dirigente. Dei dipendenti degli studi milanesi di All Music (in 29 su 37 sono stati licenziati senza prospettiva alcuna di ricollocamento) i media nazionali si sono occupati ancor meno.

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