I nuovi telefilm americani celebrano lo sfigato: eroi con la testa tra le nuvole, dall'aria imbranata, che assolutamente non sembrano poter vincere cause in tribunale o risolvere intricati casi polizieschi. Ma le apparenze ingannano, si sa: questi personaggi timidi e sopra le righe - oggi si direbbero Nerd - in realtà piacciono alle donne e rivelano un carisma sorprendente.
Dopo Eli Stone, l'avvocato delle cause perse che si lascia guidare da esilaranti visioni, e Chuck, l'impacciato esperto di informatica che improvvisamente si ritrova in possesso dei segreti della Cia, arriva Sam Tyler, l'investigatore protagonista della serie Life on Mars, in onda su Raidue.
In seguito a un incidente stradale, Sam viene inspiegabilmente catapultato nel 1973. Prigioniero del passato, per capire cosa gli è successo può solo avvalersi di un vecchio televisore che, quando si decide a funzionare, gli parla. Nel 1973 Sam Tyler si ritrova a fare il suo lavoro nella squadra più sgangherata possibile di poliziotti. Oltre ai colleghi sprovveduti, ma molto divertenti, Tyler dovrà fare i conti con la totale mancanza di tecnologia: niente e-mail o apparecchiature sofisticate che gli permettano di svolgere le indagini nel modo in cui è abituato.
La colonna sonora è di grande effetto: una serie di successi degli anni '70 - da Santana a Simon&Garfunkel - cui non si può resistere!
Dopo i superfighi McGiver e Sonny Crockett di Miami Vice, la serialità made in Usa stuzzica la nostra curiosità proponendo un nuovo tipo di eroe. Il divertimento è garantito!
venerdì 31 luglio 2009
TELEFILM USA: LA RIVINCITA DEI NERD.
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giovedì 30 luglio 2009
NESSUNO TOCCHI SANREMO
Ora basta! Toccatemi tutto, ma Sanremo proprio no!
Le discussioni di questi giorni su dialetti e culture locali hanno l'unico pregio di fornire a chi si rilassa sotto l'ombrellone uno spunto per chiacchierare. Mi guardo bene dall'alimentare la polemica sulla proposta leghista di selezionare i prof in base alla conoscenza del dialetto e delle tradizioni della regione in cui si trasferiscono a insegnare. Ma di fronte all'ultima, ridicola uscita del Carroccio proprio non so tacere: una sezione dedicata ai dialetti al Festival di Sanremo. Ma per piacere!
Devo essere io a ricordare ai nostri politici che Sanremo è il Festival della Canzone Italiana? Che va in onda fin dalla nascita della tv di stato proprio per il suo indiscutibile contributo al sentimento di unità nazionale? La Rai negli anni '50 ha aperto gli occhi a siciliani, laziali e friulani sulla loro italianità: per la prima volta ha proposto questo senso di appartenenza comune, avvalendosi anche del supporto musicale di Sanremo. Tutto lo stivale cantava Modugno e si sentiva unito.
Certo, il Festival non ha mai negato alle tradizioni locali lo spazio che meritano: penso ai Tazenda o a Nino D'Angelo. Ma una sezione specifica per i canti dialettali... Insomma, è o non è la festa della canzone italiana? Conterà pur qualcosa il fatto che da Pordenone a Lampedusa abbiamo tutti la stessa cittadinanza?
Da amante di tutti i dialetti e appassionato conoscitore del proprio, così incisivo e ricco di sfumature, amo parlare e scrivere nella mia lingua, l'italiano. E adoro il bel canto all'italiana, celebrato dal Festival di Sanremo. Una tradizione che il mondo ci invidia e che dovremmo imparare a valorizzare.
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mercoledì 29 luglio 2009
LA NOSTALGIA NEL SALOTTO DI BRUNO VESPA
"Il successo per Rita Pavone arriva nel 1962, quando Antonello Falqui la scrittura per il varietà Studio Uno al posto di Mina, che era stata allontanata dalla Rai perchè aspettava un figlio da un uomo sposato, Corrado Pani". "Nel 1963 il Corriere della Sera racconta il tentato suicidio di Gino Paoli titolando, con la delicatezza dei giornali dell'epoca, Un proiettile è penetrato vicino al suo cuore
Queste citazioni basterebbero da sole ad aprire a chi ha vissuto gli anni '60 un mondo di ricordi. Storie d'amore, di musica e televisione che hanno segnato il grande pubblico, mutandone la sensibilità. Il merito delle schede di Porta a Porta Estate è quello di ripercorrere sapientemente queste vicende, legate a filo doppio alle memorie private di ognuno.
Tutte le ragazzine degli anni '60 imitavano l'urlatrice Rita Pavone davanti allo specchio: portavano i capelli corti e la minigonna proprio come lei e si dimenavano ballando il twist. Il sogno d'amore della giovane Rita e del suo pigmalione Teddy Reno faceva battere i cuori di tutta un'Italia sognante e piena di belle speranze.
Gli amori di Porta a Porta Estate - De Andrè e Dori Ghezzi, Gino Paoli e Stefania Sandrelli, ma anche Fellini e Giulietta Masina, Mastroianni e Catherine Deneuve - sono favole romantiche che non smettono di incantare anche i più giovani, intenti a scoprire la musica di De Andrè o il cinema felliniano.
Gli intermezzi nel salotto di Bruno Vespa si potrebbero evitare - cos'hanno ancora da raccontare Silvana Giacobini, Paolo Limiti e Dario Salvatori, imbalsamati come i professori di Harry Potter? -, ma sono ampiamente compensati dalle schede curate dalla redazione. Rivedere quei filmati è come sfoglire il proprio album dei ricordi: frammenti di giornali, film e programmi televisivi che sono nei nostri cuori; immagini che appartengono a ciascuno di noi.
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sabato 25 luglio 2009
PUBBLICITA' CHE FANNO CENTRO.
La pubblicità che coglie nel segno, diventando un cult. Che sfrutta il luogo comune per divertire e mandare un messaggio chiaro, durevole. Non è facile usare la potenza dell'immagine per reclamizzare un prodotto: si tratta di una capacità potenzialmente illimitata che determina le mode e decide i consumi.
C'è chi si serve della musica giusta, o ricorre al testimonial d'eccezione. Ma gli spot dotati di un impatto e di una capacità comunicativa degna del cinema sono una rarità.
In questi giorni ne vediamo uno, anzi due: sono gli episodi della nuova campagna pubblicitaria Vivident. Dopo lo scoiattolo petomane della Vigorsol, che con un solo chewingum riesce a salvare la foresta dalle fiamme (Per un pò di tempo i suoi "rumori" sono stati addirittura censurati, povero scoiattolino!), arrivano i due impiegati della megaditta giapponese. I simpatici vicini di scrivania, tipiche facce da Mai dire Banzai, fanno a gara di sculture con la gomma da masticare. Lo scopo dello spot è dimostrare l'incredibile freschezza dei nuovi chewingum Vivident; la genialata è l'ambientazione, ovvero l'azienda giapponese piena di alienati in perenne competizione tra loro.
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giovedì 23 luglio 2009
LARGO AI GIOVANI, QUELLI VERI.
Confesso di aspettare il mercoledì sera per godermi i sempre accuratissimi speciali de La Storia siamo noi: Giovanni Minoli, insieme alla sua redazione, confeziona puntate monografiche che spaziano dal costume alla politica, dagli spettacoli agli esteri.
Sono rimasto colpito di recente da due interviste: due eterni ragazzi che hanno molto da insegnare a quelli che sono ancora giovani anagraficamente, ma forse non lo sono mai stati nello spirito. Parlo di Gianni Morandi e di Tito Stagno: due personaggi molto diversi, il primo cantante e uomo di spettacolo, il secondo giornalista e volto storico della Rai.
Di Morandi Giovanni Minoli ha voluto ripercorrere la storia: dai primi successi di quello che si considerava l'enfant prodige della musica italiana a gli ultimi album, passando per una lunga crisi che sembrava non risolversi.
Tito Stagno, invece, è stato chiamato in causa a proposito dello sbarco sulla luna: come non intervistare nel quarantesimo anniversario dell'evento il giornalista che condusse la storica diretta Rai?
I due personaggi hanno una caratteristica comune, che emerge dirompente dal ritratto di Minoli: l'entusiasmo. Passione ed energia rendono Morandi e Stagno (rispettivamente 65 e 79 anni) eterni adolescenti: la forza che ti permette di superare i momenti di crisi in cui tutti sembrano averti dimenticato; la tenacia che ti fa tornare in sella a raccogliere nuove sfide. Tito Stagno non smetterebbe mai di raccontare il suo mestiere, con una luce negli occhi che emoziona e colpisce profondamente. Morandi è un vulcano di idee: ancora oggi sforna successi discografici e importanti iniziative con la sua Nazionale Cantanti (guarda caso, l'ha inventata lui).
Un modello, insomma, per le nuove generazioni che faticano a credere in quello che fanno.
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mercoledì 22 luglio 2009
ANIMA ROCK.
Loredana Bertè ha paura di fare la fine di Michael Jackson: morire sola in un mare di debiti. Il suo appello di qualche giorno fa al settimanale Tv, sorrisi e canzoni non ha sorpreso nessuno. Semmai ha suscitato un pò di ilarità, come tutte le sue ultime uscite.
Da tempo, ormai, la Bertè si nasconde dietro un personaggio sempre più improbabile: conciata come una gothic lolita in perfetto stile Avril Lavigne, lei che non ha più vent'anni somiglia a Maga Magò, o qualcosa del genere. Non è sempre facile seguire un suo ragionamento: si esprime in maniera colorita, non sempre chiara, quasi a rimarcare il suo personaggio da commedia dell'assurdo.
Ma c'è una cosa che accomuna la buffa Loredana di oggi a quella degli esordi: il rock. Quando canta la Bertè non cen'è per nessuno: viene fuori la bambina cattiva e irresistibilmente fragile che non sa controllare la forza che la possiede. La sua capacità interpretativa e l'attitudine vanno ben al di là della voce, indebolita dal tempo.
Per questo, un pò mi piangerebbe il cuore se qualcuno esaudisse la sua richiesta di partecipare al Grande Fratello. Il posto di Loredana Bertè non è Cinecittà, ma è il palco: è solo là che l'artista vive, liberando tutta la sua incredibile energia. E per chi avesse qualche dubbio, eccovi il link a un'esibizione che non smette di incantarmi.
http://www.youtube.com/watch?v=ma0Q17Zw6Po
Non siamo più nel 1983, è vero, e la Bertè non è più sexy come allora. Ma la passione non ha tempo.
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martedì 21 luglio 2009
RAITRE CELEBRA LA DONNA.
Talvolta l'estate serve a dare spazio in televisione ad approfondimenti di qualità e ampio respiro. Resta da chiedersi come mai un documentario prezioso come Bellissime di Giovanna Gagliardo resti confinato anche a fine luglio in seconda-terza serata (lunedì, 23.55 Rai3).
I due documentari Bellissime1 e 2, realizzati tra il 2004 e il 2006, raccontano il percorso appassionante che la donna ha compiuto nel XX secolo, soffermandosi sulle tappe più significative: le prime donne a lavorare, a raggiungere la popolarità attraverso la scrittura, o a vincere medaglie olimpiche. Donne che hanno affrontato la guerra con coraggio, imbracciando le armi, se necessario, per difendere i propri figli. Donne che hanno creduto nell’emancipazione, che si sono guadagnate il diritto di indossare i pantaloni o la minigonna e di scegliere se continuare o no una gravidanza.
I docufilm della Gagliardo vengono trasmessi su Rai3 in cinque parti. Il racconto si avvale di documenti preziosi, come i filmati presi in prestito dall’Istituto Luce e dagli archivi Rai. Molto significativi anche i frammenti di interviste realizzate in quegli anni, di film e programmi televisivi che hanno fatto epoca.
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venerdì 17 luglio 2009
BROTHERS AND SISTERS: UNA LEZIONE DI SERIALITA'
Ieri sera (giovedì) ho ritrovato con gioia su Rai2 la serie tv che mi ha conquistato l'estate scorsa: si tratta di Brothers and sisters, grande successo Usa sbarcato in Italia con un titolo che proprio non gli rende giustizia, Segreti di famiglia (fa venire in mente una melassa tipo Incantesimo, ma è tutta un'altra storia!).
Si tratta di un'avvincente saga familiare: il clan dei Walker viene decapitato dalla morte improvvisa di William, il patriarca. Il lutto costringe i membri della famiglia a fare i conti con verità taciute per anni: tradimenti, debiti e fragilità. Gli ingredienti sono degni di una soap-opera, ma vengono mescolati come in un film.
La fiction americana è affidata a registi e sceneggiatori degni del cinema: gli attori non hanno nulla da invidiare ai divi di Hollywood, anzi spesso vengono proprio dal cinema. Nel ruolo di mamma Walker ritroviamo una meravigliosa Sally Field, mentre in quello di sua figlia Kitty Calista Flockhart, meglio conosciuta come Ally Mc Beal. Niente è lasciato al caso: la colonna sonora, per esempio, nella migliore tradizione dei telefilm americani, racchiude brani emozionanti e ricercati... Che ti viene subito voglia di scaricarli!
In Italia, invece, i telefilm riciclano interpreti sfigati e soubrette espressive come piante grasse! Le storie sono per lo più scopiazzate dagli Stati Uniti: medici, pompieri e casalinghe de no'antri; caricature che intristiscono chi ama la televisione.
"Brothers and sisters" è la conferma della professionalità americana, l'ennesima perla che gli Usa ci regalano inchiodandoci alla tv.
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venerdì 10 luglio 2009
PERCHE' MAI RUGGERI CI HA MESSO LA FACCIA? MISTERO!
Giovanna, la donna rapita dagli alieni: già questo ha dell'incredibile. Ma non finisce qui: oltre al sequestro si parla di un abuso e quindi del concepimento di un figlio. Proprio così: Giovanna racconta di essere stata ingravidata da un extraterrestre.
Enrico Ruggeri nel nuovo programma di Italia1 Mistero ci fa vedere i segni fluorescenti che gli alieni hanno lasciato sul corpo della donna. Addirittura ci mostra il feto che Giovanna avrebbe portato in grembo.
Quando Iva Zanicchi passò dalla musica alla tv era ormai una cantante al tramonto, o quanto meno in stand by; pensò bene di accettare la conduzione di Ok, il prezzo è giusto!, un gioco divertente per le sciure intente a preparar la cena. Ma Enrico Ruggeri è un grandissimo autore, un artista apprezzato e ancora prolifico. Che bisogno ha di presentare certe boiate che, oltretutto, non hanno niente di originale - il povero Roberto Giacobbo di Voyager si sentirà oltraggiato da questo volgare plagio -?
Buona visione. O, mi raccomando, se state mangiando smettete subito!
http://www.youtube.com/watch?v=gpCUq8UQhGo
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giovedì 9 luglio 2009
I CAPITANI DELLA BORALEVI.
Antonella Boralevi in versione Kerry di Sex and the city: scrive a computer edificanti (!)riflessioni sugli uomini e intanto sorseggia una fumante tazza di tè. Un pò banale come citazione!
Eppure è proprio questo l'inizio di Capitani coraggiosi il nuovo progrmma di interviste condotto dalla Boralevi su La7. In ogni puntata due ospiti, rigorosamente uomini, vengono torchiati e sottoposti a scrupoloso esame. Ad Antonella Boralevi, scrittrice di successo, il compito di sondarne coraggio e sincerità.
Detto questo, devo confessare di non aver mai letto i romanzi della Boralevi, ma spero che scriva meglio di come conduce. Salottiera specializzata in ammiccamenti e civetterie, propone interviste palesemente concordate con l'ospite, quasi recitate. Il copione è ricco di frasi da baci perugina sui sentimenti e l'intimità degli intervistati, che, non rispondendo spontaneamente, ne escono male. Antonella Boralevi non tira fuori il lato cazzuto dei suoi ospiti, ma li fa accomodare su una nuvoletta rosa del tutto inconsistente - Brunetta che dice "ti amo" alla sua Titti?! Ma perfavore! -.
Insomma, di coraggioso i capitani della Boralevi e i suoi colloqui preconfezionati non hanno un tubo!
http://www.youtube.com/watch?v=8YB4S7QNCnk
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mercoledì 8 luglio 2009
LA BARA-GIOCATTOLO.
Folle oceaniche, scenografie da sballo e red carpet gremito di stelle: più che un funerale, sembravano i Grammy Awards! Del resto, era prevedibile che la commemorazione pubblica di Michael Jackson si trasformasse in un gala pacchiano stile Mtv. L'evento è stato seguito on line dal mondo intero - più dell'insediamento del presidente Usa Barack Obama, secondo alcuni -, ma anche la tv gli ha dato risalto.
Italia1 ha dedicato all'evento uno speciale di Studio Aperto. Ora io dico, vanno bene Kay Rush e Linus, icone assolute della radio in Italia e grandi esperti di musica, ma che c'entra il produttore Tarek Ben Ammar? Quanto al direttore di Studio Aperto Giorgio Mulè, che ha condotto lo special, diciamo che non sembrava molto a suo agio nella parte del vj.
Ma torniamo alla cerimonia allo Staples Center di Los Angeles. Quando ho acceso la tv mi sono ritrovato davanti Maiala Carey, ops!, Mariah Carey che gorgheggiava come al solito con le tette di fuori. No, non sembrava proprio un funerale! Perfino la bara al centro dello stadio, così sfarzosa e coperta di fiori colorati, sembrava una giostra, o un mega flipper. Non voglio essere blasfemo: dico solo che l'ultimo saluto a Michael Jackson è stato surreale, esattamente come la sua vita.
Forse per molti Jacko era già morto da un pezzo: il divino Michael che riempiva gli stadi e firmava canzoni indimenticabili sen'era andato anni fa. Comunque, era come se il suo corpo non fosse in quella bara-giocattolo. Di una cosa sono sicuro: Michael Jackson, l'eterno bambino, ha avuto la festa che voleva. Così fragile e insicuro, si è sentito finalmente amato, non più solo.
Rivedere le immagini del piccolo Michael che nel 1969 incanta l'America cantando all'Ed Sullivan Show ci emozionerà sempre. Ma questo non ha a che fare con la sua morte. Di Michael Jackson, del suo moonwalk e di Thriller, capolavoro assoluto, non smetteremo mai di parlare al presente, perchè sono nel mito. Da prima che Jacko morisse.
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martedì 7 luglio 2009
STRACULT, PALADINO DEL CINEMA ITALIANO.
Nostalgici tutti, appassionati di relitti cinematografici esultate: Stracult è tornato. In una nuova edizione estiva ogni lunedì alle 23.45, riecco il programma di Raidue che difende il cinema italiano. Tutto il cinema italiano, senza snobismi!
Il magazine di Marco Giusti, è condotto stavolta da Elena Di Cioccio e Giampaolo Morelli (proprio lui, quel piacione del commissario Coliandro). In collegamento fisso con lo studio i comici Alessandro Paci e Massimo Ceccherini, quest'ultimo perdonato da mamma Rai dopo la bestemmia in diretta all'Isola dei Famosi.
Un nuovo viaggio dunque, alla ricerca di rarità assolute: frammenti introvabili di pellicole stroncate dalla critica, ma anche di sceneggiati che sembrano appartenere alla preistoria televisiva.
Nella prima puntata si è parlato delle ragazze degli anni ‘80: ospiti in trasmissione tre icone della commedia di quel periodo, ovvero Marina Suma, Antonella Interlenghi e Sabrina Salerno. Nella puntata di ieri sera, invece, la principessa Ira Fustenberg e Corinne Clery sono intervenute a proposito delle belle straniere che popolarono il cinema italiano degli anni '60.
Non solo trash a Stracult: il programma ospita uno spazio fisso incentrato su sceneggiati di culto. Nella prima puntata si è parlato, per esempio, di Sandokan, insieme a Philippe Leroy, Massimo Foschi e Andrea Giordana.
Tra le altre tappe di questa edizione di Stracult gli eroi mascherati, gli 007 all’italiana e, per concludere, le cattive del cinema dell’orrore e del thriller.
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domenica 5 luglio 2009
DESTINI CHE SI INTRECCIANO.
Il mondo intero è legato da un filo sottile: c'è qualcosa che unisce tutti i popoli della terra e fa in modo che i loro destini si incrocino. Molto semplicemente, si tratta di un capello. Questa riflessione è il punto di partenza di Hair India il documentario di Raffaele Brunetti e Marco Leopardi proposto giovedì sera su Rai3 dalla trasmissione Doc3.
Sono i capelli a legare le donne delle baraccopoli indiane alle star di Hollywood: lunghi, forti e lucenti sono il ponte tra le miserie di Mumbai e i lussi dell'Occidente.
Brunetti e Leopardi raccontano il pellegrinaggio di una povera famiglia indiana verso il tempio: una volta in città genitori e figli pregheranno, faranno le abluzioni, ma soprattutto doneranno i capelli agli Dei. Si tratta di un voto molto diffuso nelle famiglie tradizionali dell'India che, del resto, dovrebbe ricordare qualcosa anche a noi cattolici (i nostri santuari non sono forse pieni di trecce e ciocche donate alla Vergine?).
Alle immagini del viaggio compiuto da questa famiglia, che per la prima volta lascia la miseria nera delle campagne per lasciarsi stupire dalla grandezza della città, si alternano sequenze che mostrano il commercio mondiale dei capelli. Proprio così: gli stessi capelli donati da madri e figlie devote vengono acquistati da aziende occidentali - si aggiudica il "lotto" chi fa l'offerta più alta al tempio -, lavati e trattati in India per poi spiccare il volo. Finiranno attaccati alla nuca patinata di una stella del cinema o delle passerelle; magari torneranno in India, dove le ragazze alla moda non possono resistere al richiamo trendy delle extension.
Hair India è un documentario illuminante: spettacolare nelle immagini degli indiani al tempio, realistico e dettagliato nella descrizione del commercio di capelli. Brunetti e Leopardi ci rivelano uno dei tanti, troppi fenomeni che sono sotto gli occhi di tutti ma vengono ignorati. Quante delle nostre ragazze si fanno allungare i capelli affermando con orgoglio: "Sono capelli veri, vengono dall'Oriente perchè là sono più resistenti"? Eppure ci siamo mai sforzati di immaginare la storia che si nasconde dietro quelle chiome avvolgenti?
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venerdì 3 luglio 2009
IL CAZZEGGIO CHE RINFRESCA.
L'estate e lo svuotamento dei palinsesti possono dare un sapore diverso ai programmi: soprattutto consentono di prestare maggiore attenzione a prodotti snobbati nel corso della stagione televisiva.
No, non ho cambiato idea su Victoria Cabello: l'eterna promessa del terzo polo non da il salto di qualità, è ferma a uno stile biricchino e irriverente che a lungo andare risulta finto e stucchevole. Niente di nuovo nel suo Victor Victoria, lo show che va in onda in seconda serata su La7: rispetto a Very Victoria, che andava su Mtv, cambia solo la rete.
Eppure il cazzeggio della Cabello è una botta di freschezza nelle torride notti d'estate. Posto che del suo riso isterico e a comando farei volentieri a meno, la giovane conduttrice deve avere alle spalle una buona squadra di autori. Le sue interviste hanno il pregio di tirare fuori la parte più divertente dei personaggi, attraverso giochi e scherzi talvolta ripetitivi, ma pur sempre buffi.
L'altra sera, per esempio, ho rivisto volentieri l'intervista di Victor Victoria a Nicola Savino: il simpatico presentatore ha giocato con la Cabello a "doppiare" una serie di personaggi - le sue imitazioni più famose, da Cristiano Malgioglio a Giampiero Galeazzi - e si è divertito a parlar male della sua metà Linus nella rubrica "Facciamo partire un merdone!".
Ridendo e scherzando sono venute fuori delle storie interessanti: per esempio che Savino e Simona Ventura, la sua attuale madrina, hanno iniziato a lavorare insieme nel 1997 al Festivalbar - la Ventura lo conduceva, mentre Nicola Savino era tra gli autori -.
Sempre Savino, che a settembre lascerà la tv di Stato per condurre su Italia1 la nuova edizione di Colorado, ha raccontato di aver curato la regia del primo programma su RadioDj condotto dalla coppia Fiorello/Baldini... Pensa un pò!
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giovedì 2 luglio 2009
LA SOAP COL CAMICE IN ITALIA NON FUNZIONA.
Ci risiamo! Ancora un medical drama all'italiana su Canale5. Non paga del flop di Crimini Bianchi, la casa di produzione Taodue ci riprova con La scelta di Laura, una prima visione in onda il mercoledì alle 21. Almeno stavolta a Mediaset sono stati cauti ad aspettare la calma piatta di luglio per sperimentare la nuova serie!
Si tratta di una storia già vista: due giovani specializzande, carine ma non troppo, promettenti ma non più di tanto, si dividono tra problemi lavorativi e amori complicati. Fanno il verso a Meredith Grey e Izzy Stevens: davvero patetico! Se poi aggiungi Giorgio Pasotti che imita lo sguardo languido del dottor Stranamore la parodia del Seattle Grace è completata. Francamente, preferisco quella di Colorado Cafè!
Una fiction lenta e banale dove tutto è tremendamente scontato e prevedibile. I medici senior, quelli che a Seattle si chiamano strutturati, fanno gli strafighi (ma per favore!), mentre le specializzande sono civette sbadate che scambiano lastre e danno diagnosi sbagliate.
Quando i dialoghi sono deboli e il linguaggio è povero, anche un attore come Pasotti, rivelatosi in film come L'aria salata o Le rose del deserto di Mario Monicelli, sembra un pesce lesso.
Dunque, le soap con il camice e gli amori in corsia lasciamoli una volta per tutte agli americani, che è meglio!
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FREQUENZE BALLERINE: RAIUNO CAMBIA.
Che diavolo succede a Raiuno? Perchè da un paio di giorni non riesco più a vedere il primo canale? L'immagine c'è, ma non l'audio: al suo posto un ronzio fortissimo, davvero insopportabile! Mi ci è voluto un pò a capire che non era il mio televisore a fare le bizze. Poi mi sono ricordato di uno spot che va in onda da una settimana o due sulle reti Rai: Max Giusti, il conduttore di Affari tuoi, che spiega qualcosa circa le frequenze, o il segnale... Confesso di non aver ascoltato con attenzione.
Ecco cos'è accaduto: a partire dal 24 giugno la Rai ha attuato un piano di cambio frequenza per Raiuno che interesserà circa 14 milioni di utenti sparsi praticamente in tutta Italia. Il cambio si è reso necessario per armonizzare alle direttive europee le frequenze della banda Vhf o III, in pratica quelle dove trasmettono Raiuno e alcune emittenti locali.
In effetti la frequenza di trasmissione cambia di poco, ma è sufficiente per mettere in crisi la ricezione. Nel caso di trasmissioni analogiche potrebbe bastare agire sui comandi di sintonia per ritrovare Raiuno, in altri sarà necessario rifare la sintonia del canale, dipende molto dal televisore.
Secondo il blog degli Amici di Beppe Grillo, il cambio in corsa di Rai1 è legato alla vicenda di Europa7, l'emittente cui Rete4 ha sottratto le frequenze nel 1999. In pratica Raiuno si sposta sulla stessa banda per fare spazio a Europa7 e Rete4, che per dieci anni ha occupato abusivamente lo spazio di qualcun altro, è salva.
Ma intanto a me chi mi ridà Rai1?!
Sul sito http://www.raiway.it/ i numeri verdi e le istruzioni per aiutare gli abbonati meno esperti a risintonizzare il canale.
Pubblicato da gianluca alle 01:15 0 commenti
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